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Illuminare la memoria della forma

Cristina Borinschi in collaborazione con Mac Tire va alla ricerca della memoria insita nella forma con la sua ultima mostra a Palermo presso La Siringe: un modo per riscoprire il momento in cui sorge la vita e comprendere il presente.

 

Palermo è ricca di posti strani, di contraddizioni e dualismi che compongono le organicità. Fra le stranezze è presente tanta memoria, che non appartiene esclusivamente alla storia intesa in modo antico, bensì una memoria in costante evoluzione, una memoria paradossalmente presente e in continuo sviluppo. Bisogna accettare che Palermo non è una città ferma e fra i suoi tanti posti strani vi è La Siringe, indipendent art space nato da una vecchia sala prove in pieno centro, in cui la memoria è visibile dal tetto (costituito da pannelli fonoassorbenti) alle pareti incise dai segni del tempo e delle precedenti mostre.

Qui Cristina Borinschi riflette con la sua mostra Armonia delle sfere a quel condizionamento che il tempo e le sue articolazioni applicano sulla forma e sulla memoria di quest’ultima. In effetti è una riflessione articolata e sottile quella della forma come proprietaria di una memoria, ma l’impegno dell’artista è anche quello di sostenere ipotesi bizzarre, immaginari non comuni e filosofie raffinate che aprono orizzonti a nuove modalità di lettura dell’essere.

 

Cristina Borinschi, Armonia delle sfere, La Siringe (2022), Installation View

 

L’uomo è di fatti una forma in continua evoluzione, ma all’inizio della propria vita e della propria costituzione, questo sviluppo è indubbiamente più radicale. Tutto inizia dall’informe per arrivare ad una forma viva che possiede memoria della propria evoluzione.

Poche luci riflettono sulle pareti dello spazio, ombre che sembrano essere la continuazione della materia stessa del luogo, mentre sembra di muoversi in qualcosa di familiare, ma di molto lontano. Così il lavoro di Borinschi, immersivo e avvolgente, riporta l’uomo a muoversi nella sua forma primordiale, nel momento in cui sorge la vita da forme incomprensibili e incerte.

 

 

Per l’artista, storia e memoria sono alla base della vita, da considerarsi un evento non indipendente e tramite le quali poter guardare anche al passato più remoto per comprendere il qui e ora, ma soprattutto se stessi nella nuova forma e in un nuovo momento evolutivo.

Ad accompagnare la mostra è il suono avvolgente e ipnotico prodotto dal sound designer Mac Tire che ha collaborato con Cristina Borinschi per restituire la sensazione di ritrovarsi in una dimensione diversa e da tempo abbandonata.

L’installazione di Cristina Borinschi non può essere definita in altro modo se non metafora fitomorfica da Marcello Faletra, che nel suo testo d’accompagnamento alla mostra descrive in modo poetico e puntuale la ricerca e le riflessioni dell’artista, restituendo un’accurata filosofia della forma che non perde il legame dalla memoria e dai segni dei processi vitali, così come il tempo e la natura li restituiscono alle pareti, creando un ambiente omogeneo e nuovamente primordiale.

 

Su precedenti mostre allo spazio La Siringe di palermo leggi anche qui e qui.

 

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