Art

Reluctantly Real | Marianna Christofides a cura di Marco Scotini

di Valentina Lucia Barbagallo

 “Reluctantly Real” è la prima personale italiana, curata da Marco Scotini, di Marianna Christofides (1980), visitabile fino al 16 giugno presso la galleria La Veronica. Ancora una volta, Corrado Gugliotta – direttore dello spazio espositivo modicano – ha compiuto una scelta di qualità sia in merito all’artista che al curatore. Lungo la filigrana di un viaggio al di là del tempo e dello spazio, la Christofides sviluppa alcuni progetti già in parte presentati durante l’ultima Biennale di Venezia in cui l’artista cipriota ha rappresentato il proprio paese. In uno spazio raccolto, fiocamente illuminato e stoicamente silenzioso, fotografie, testi scientifici e letterari in lingua inglese, teche luminose e stereoscopi sembrano condurci in una dimensione altra in cui sia, magicamente, possibile riscrivere e interpretare la storia secondo punti di vista eterogenei e, alle volte, stranianti. Il tempo e la sua storicizzazione, la cultura e la sua archiviazione, la società e la sua tradizione vengono indagati criticamente dall’artista che sembra ricercarli con bramosia per poi metterli in crisi, scardinarli …

In “What if you find a hornet’s nest in a hotel room?” la Christofides unisce l’immagine di un alveare di calabroni, ripreso all’interno di una stanza in disuso di un hotel greco, ad un testo scientifico, di cui l’artista manipola il testo, inserendo una sorta di vocabolario ibrido a metà tra il linguaggio geologico e quello sociologico a mo’ di nota a piè pagina. Proseguendo verso il centro della galleria, troviamo l’installazione “Stereoscapes #1”, per realizzare la quale, l’artista si è documentata storicamente e antropologicamente su luoghi,  biografie e situazioni legate a due immagini che la stessa Christofides ha scelto per la sua opera. L’artista colloca, all’interno di una teca, due vetrini da lanterna magica uguali ma rifilati e colorati in maniera diversa che riportano in alto due didascalie differenti: “Buying flowers”, una, “Flower seller”, l’altra. Il fatto che vi siano almeno due copie della stessa immagine – spiega lo stesso curatore – ci induce a credere che possa esistere un numero infinito di multipli, così come, il fatto che vi siano due testi posti a lato della due immagini – uno scientifico e uno letterario – lascia supporre che possa esistere un altrettanto numero infinito di interpretazione circa i molteplici percorsi che queste immagini abbiano compiuto in giro per il mondo nel corso del tempo. Legati al viaggio a Gibilterra sono anche i due dittici fotografici “Giro’s Passage” e “The Gibraltar Directory”. Infine, troviamo l’opera che dà il titolo all’intera mostra: “Reluctantly Real”: un’immagine, leggermente manipolata, viene proiettata con due episcopi differenti e trattata come se non fosse la stessa immagine, bensì due differenti. E’ come se ogni immagine fosse proiettata per un solo occhio, annullando e rinnegando così la visione binoculare.

La perdita dell’aura dell’opera d’arte preconizzata da Benjamin e il monito di pirandelliana memoria “maledetto sia Copernico” sembrano sintetizzare i due punti focali qui affrontati dall’artista: la riproducibilità e manipolazione dell’opera d’arte, da una parte, e la perdita del “centro”, ovvero, della certezza e, di conseguenza, la nascita del dubbio, dall’altra. Per dirla alla Pirandello, se nel cielo di carta del teatrino comparisse un buco, Oreste diventerebbe Amleto e il relativismo non sarebbe più solo un’astratta teoria. La Christofides ci domanda se sia ancora possibile ricercare e ambire all’univocità del significato. Il modo in cui ci pone la domanda e gli “strumenti” che ci mette a disposizione per trovare la risposta sono altamente stranianti. L’utilizzo della fotografia – supporto documentaristico per antonomasia – sembra legittimare ogni accostamento, apparentemente effettivo e congruente, che l’artista fa tra immagine e testi, sebbene una domanda nasca spontanea: per quanto tutto sia disposto secondo un metodo apparentemente scientifico, ciò che il fruitore osserva è ciò che realmente è accaduto o è solo un’interpretazione che l’artista fa di ciò che è riuscita a ricostruire e a conoscere sulle immagini che ha scelto e che ha esposto? L’artista ci invoglia a utilizzare i nostri occhi come singole unità e a potenziare le loro caratteristiche cognitive, nel momento in cui cerca di neutralizzare la visione binoculare, ma ci invita anche a sintetizzare l’immagine con la ragione e a domandarci criticamente se quello che vediamo sia storia o memoria, identità o manipolazione.


“Reluctantly Real” 

8 Aprile – 16 Giugno 2012-05-16
(mart. Dom 15.00 – 20.30 – fuori orario su appuntamento)

Galleria LA VERONICA ARTE CONTEMPORANEA via Grimaldi, 93 – Modica (RG)

www.gallerialaveronica.it
gallerialaveronica@gmail.com

093 29 48 803 – 3339 24 29 308


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