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Miracolo laico: per visibilia ad invisibilia

 

Martedì 30 settembre si è tenuta l’inaugurazione della mostra personale Miracolo di Daniela Ortiz (Cuzco, 1985) negli spazi espositivi della Fondazione OELLE – Mediterraneo Antico, visitabile fino al 12 ottobre.

 

Daniela Ortiz, ritratto.

 

Il progetto di mostra è il risultato del premio OELLE – Mediterraneo Antico assegnato all’artista durante la scorsa edizione della fiera d’arte Artissima di Torino da una giuria composta da Katerina Gregos (direttrice del museo di arte contemporanea EMST di Atene), Caterina Riva (curatrice e direttrice Fondazione MACTE) e Grazia Quaroni (direttrice Fondazione Cartier), la quale ha avuto modo di osservare il lavoro e la ricerca dell’artista negli stand della galleria rappresentante Laveronica Arte Contemporanea.

Il premio ha dato l’opportunità all’artista di trascorrere un periodo di residenza di 30 giorni a Catania. Come ha spiegato la presidente della Fondazione, Ornella Laneri, Daniela Ortiz ha da subito dimostrato distinte capacità di lettura e intuizione del territorio richiedendo espressamente di visitare le chiese detentrici di ex-voto caratteristiche della provincia.

L’artista peruviana, famosa per la sua pratica anticoloniale e anti-imperialista, ha da sempre adottato dei media fuori dalla concezione eurocentrica dell’arte contemporanea ricorrendo all’uso di tecniche tradizionali come l’intaglio di matriosche, il tessuto, la ceramica e la pittura parietale.

 

MIRACOLO​, Daniela Ortiz​ alla Fondazione OELLE, opening. ​

 

Le tematiche ben si sposano con la storia del nostro territorio, costellata da aree a scopo militare di potenze terze e dunque letteralmente colonizzate ai danni della popolazione ed eticamente discutibili. La residenza inoltre ha coinciso con uno dei momenti di massima attenzione alla questione palestinese, questione a noi più vicina di quanto pensassimo, che vede esprimere in un’accezione che non abbiamo considerato, quella Sicilia crocevia del mar Mediterraneo. Veramente al centro del mare per il lancio e lo scambio di armamenti, base preziosissima per il perseguimento di progetti militari coloniali di espansione, pulizia etnica e genocidio.

Daniela ha infatti partecipato a molte iniziative di associazioni e organizzazioni catanesi come l’Associazione comunista Olga Benario e Csp Graziella Giuffrida e l’Accademia delle Belle Arti di Catania dove ha avuto la possibilità di esporre il proprio lavoro e di ascoltare le ricerche degli studenti dell’Ateneo. Uno scambio che è colmato con una tesi di ricerca sul lavoro dell’artista.

 

 

Nel suo periodo di residenza, Daniela ha anche assistito alla solidarietà che Catania ha donato alle tante imbarcazioni della Global Sumud Flotilla che sono passate e sono partite dal porto verso Gaza, in una missione umanitaria storica coraggiosissima e oggi tragicamente messa a tacere, sminuita o peggio vergognosamente derisa.

Ed è proprio sulle strategie di cancellazione e censura che Miracolo si basa. Tra le chiese visitate dall’artista, una in particolare, dedicata ai Santi Alfio, Cirino e Filadelfio di Trecastagni ha ispirato il lavoro. Tra i tre martiri, Sant’Alfio divenne il protettore dei muti, di chi non ha voce, di chi non può parlare.

Daniela Ortiz, Miracolo, Italia 1922-1943.

 

Miracolo è una riproduzione di ex-voto e visto che “non si tratta di un’operazione di recupero archeologico” – ci spiega il gallerista Corrado Gugliottabensì costituiscono delle riletture in chiave anti-coloniale dei “miracoli laici” della resistenza somala, libica, etiope e infine palestinese, dall’epoca fascista fino ai nostri giorni, elevati a imprese del disegno divino dell’autodeterminazione dei popoli.L’artista ha scelto di auto-censurare le tavole dedicate alla resistenza palestinese, un contrappasso anch’esso laico in risposta uguale e non contraria alla censura disumanizzante che i palestinesi, tutti, stanno subendo ormai da troppo tempo.

 

MIRACOLO​, Daniela Ortiz​ alla Fondazione OELLE, still da video. ​

 

Vorrei riportare le parole di Taqwa Ahmed Al-Wawi, poeta diciannovenne da Gaza, risalenti all’1 ottobre 2025:

“A Gaza stiamo letteralmente perdendo la nostra capacità di parlare. Quello che stiamo affrontando è più che una mera perdita delle parole; è il collasso del sistema simbolico che il linguaggio rappresenta – la cornice condivisa attraverso la quale diamo significato alle nostre emozioni ed esperienze. Molti pensatori hanno dichiarato che il dolore è uno stato esistenziale troppo vasto per il linguaggio, la sua acutezza, la sua natura onnicomprensiva ma intima resiste ai confini netti del linguaggio”.

 

 

Infine, parte della mostra il video Hoz e la scultura di una falce. Il video mostra la realizzazione della falce, fusione e trasformazione di un coltello di epoca fascista, anno 1926, trovato tra i mercatini dell’usato in città e portato in Perù. Il video è girato all’interno della officina del fabbro che ha così cancellato oltre l’origine del manufatto anche il significato attraverso la fusione vera e proprio del significante.

Plauso all’artista che con la sumud, fermezza, e semplicità ha restituito delle storie che altrimenti andrebbero perdute e di cui non siamo ancora pronti a cogliere la miracolosità; e alla Fondazione OELLE che in un periodo così critico e oscurantista ha sostenuto e mostrato una testimonianza del nostro tempo. “Speriamo tra cinque anni o prima di vedere la mostra integralmente” sentenzia la presidente della Fondazione.