Art

L’altra America

Sandro Mele

 

Degno del suo nome, l’indipendente Spazio Rivoluzione si rende ancora una volta protagonista proponendo proposte per l’appunto rivoluzionarie. Nonostante siano trascorse poche settimane dall’esperienza della PAW – Palermo Art Weekend, lo Spazio si è certamente distinto per la collettiva che ha visto riunirsi artisti internazionali e locali come Adalberto Abbate, Paolo Canevari, Mario Consiglio, Regina José Galindo, Federico Lupo, Urs Lüthi e Diego Moreno, all’interno di ACHES AND SHAME.

Da poco si è invece, inaugurata la personale di Sandro Mele intitolata “L’altra America”. Non vi aspettate di assistere a balli folkloristici o di trovare foto goliardiche di festose celebrazioni, musicisti jazz di New Orleans e né tanto meno immagini di vita quotidiana delle comunità afro durante giornate di lavoro o momenti di preghiera. Al contrario, in pochi metri quadri si riassumono le tappe della lotta per i diritti civili degli afroamericani. Sandro Mele non racconta soltanto una storia attraverso sintetici ritratti, lapidari volti che il mondo ha dovuto ascoltare. Mele racconta di importanti attivisti, attraverso chi quella storia l’ha vissuta diventandone un simbolo, come una delle protagoniste che hanno difeso i diritti civili, ovvero Bettie Petith (Virginia, 1935). I grandi volti non ritraggono quelli che possono essere considerati simbolicamente i santi e martiri di quegli stessi diritti afroamericani, ma diventano espressione e testimonianza lucida di un presente che vede ancora in conflitto due facce della stessa medaglia. Mele racconta con sintesi e semplicità le storie di Huey Newton, Martin Luther King, Rosa Louise Parks, Malcom X, John Lewis, Jesse Jackson o Frantz Fanon attraverso le parole dell’amica Bettie, in passato responsabile della CORE – Congress of Racial Equality, istituzione fondata da James Farmer, sostenitore del movimento Non Violent Direct Action (azione diretta nonviolenta), oggi si dedica a centinaia di progetti umanitari in Burkina Fasu. In una video intervista in bianco e nero, Bettie, circondata dai cimeli e oggetti provenienti da diverse parti del mondo, racconta e fa rivivere i nascenti passi dell’attivismo americano. Parole chiare e ferme che testimoniano come il mondo nonostante sia andato avanti verso la modernità, ancora stenti a progredire nell’uguaglianza.

 

 

L’odio razziale, la violenza nei confronti di intere comunità, il fermo convincimento dell’inferiorità della razza e viceversa la superiorità della vera e unica razza, quella bianca, confermano non solo la nostra cecità culturale ma evidenziano un’assenza di senso critico. Nonostante si pensi e si creda fermamente che il pensiero hitleriano sia stato sconfitto con la fine del Terzo Reich, la società continua a vivere in una profonda illusione. La cultura della paura dell’altro, dell’odio nei confronti del “diverso” si è insinuato nella quotidianità, palesandosi in tutte le sue forme e da parte di tutte le classi sociali. Non più riconoscibile nel “fascismo eterno” di Eco ma permeato in tutti noi. Basti pensare come abbia influito indirettamente la visione della superiorità di razza nella vita di tutti giorni. Se ancora in Italia si considera “affidabile” la qualità di un prodotto solo se i testimonial delle pubblicità sono bambini, uomini e donne bianche con capelli biondi, ciò fa emergere un problema ben più grave e mai del tutto superato.

L’arte assolve ancora una volta al compito di sentinella, di voce chiara e critica del suo tempo. È indubbio che Spazio Rivoluzione, per fortuna, baluardo di un pensiero critico e libero, lucida testimonianza dell’importanza del fare arte “impegnata”, non in linea con regole di mercato e denaro, resti una voce fuori dal coro. Adalberto Abbate, artista e curatore dello Spazio insieme a Maria Luisa Montaperto, anticipano o propongo letture e riletture dello spaccato socio-politico-culturale della contemporaneità. Scelte curatoriali sempre avanti che aprono una lucida finestra sul mondo attraverso la scelta di artisti che con la propria arte contribuiscono nel raccontare un’altra contemporaneità. Mele ha di fatto raccontato un’America non solo fatta di grattacieli e cibo spazzatura, ma di uomini e donne che dal basso l’hanno costruita e resa grande. Un’altra America di cui spesso si è sentito parlare ma che resta ancora oggi poco indagata e conosciuta.

Se il filosofo Hume affermò che la bellezza delle cose esiste nella mente di chi le contempla, forse visti ancora i tempi di violenta e intolleranza potremmo modificare questo aforisma in “La differenza razziale esiste nella mente di chi la contempla”.

Info mostra qui.