Art

Intervista a Yumiko Kimura & Jun Sato
di Cristina Costanzo

“Jun Sato et Yumiko Kimura Photographie et sculptures” è il titolo della mostra inauguratasi lo scorso 5 aprile presso la Galerie des Wantiers di Valenciennes. L’esposizione presenta una serie di opere di Jun Sato, fotografie digitali a colori intitolate “études pendant une seconde“, e di Yumiko Kimura, artista nota per una produzione di sculture in cui il vetro e la luce dialogano divenendo installazioni ambientali. In questa occasione Jun Sato e Yumiko Kimura lavorano in coppia, artisticamente parlando, e lo sono anche nella vita; entrambi giapponesi si sono trasferiti in Francia rispettivamente nel 1975 e nel 1999 per coltivare la propria passione per l’arte. Dopo aver studiato Scienze Naturali e Psicologia all’Università di Tokyo, Jun Sato (1947, Tokyo) ha approfondito in Francia lo studio della Teoria della Comunicazione e si è laureato in Psicologia linguistica. Nel ’79 ha conseguito il DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) in Cinematografia presso l’Università Paris I dedicandosi al cinema documentario con Claudine de France e Jean Rouch. Dagli anni ’80 Jun Sato si dedica alla fotografia, attualmente è membro della FRC, Fondazione della ricerca di cinematografia dell’Università di Parigi X, e collabora con televisioni e riviste giapponesi. Tra le sue mostre citiamo almeno le partecipazioni al Salone di Tokyo – Premio superiore della Fotografia e al Salone dell’Arte Contemporaneo di Bagneux; le personali presso la gallerie “Riho” di Kyoto (2003) e “Mitsukoshi” di Kagoshima (2005) e la doppia personale “Jun Sato & Yumiko Kimura” presso la“Gallery 403” di Tokyo (2010). Yumiko Kimura (1961, Tokyo), dopo aver conseguito il diploma presso l’Institut de Couture BUNKA di Tokyo, si trasferisce in Italia, dove frequenta il Corso di Scultura dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e si specializza in Product Design, qualifica che le consente di integrare la luce alle installazioni. Successivamente si specializza presso il Centre d’études de Tokyo des arts du verre di Kanagawa e nel 2005 aderisce al Movimento Madi Internazionale. Ha preso parte ed esposizioni internazionali come le diverse edizioni del “Salon des Réalités Nouvelles” di Parigi e le mostre “Madi. Carmelo Arden Quin & Co”, presso il Musée de Cholet, a cura di Catherine Topall, direttrice della Galerie Aller Simple (2011); “MADI. Conscience Polygonale” presso il Centre international d’Art Contemporain de Carros (2011) e “Madi. Oltre lo spazio”, presso la Galleria Monteleone di Palermo, a cura di Laura Bica e Daniela Brignone. Tra le sue ultime personali la mostra “Yumiko Kimura Sato” presso la Galeria L’Aquarium di Valenciennes (2013).

Li abbiamo intervistati per Balloon.

Chi è Jun Sato? Raccontaci brevemente di te.
Jun Sato: “Chi sono io?” Questa frase si trova all’inizio del romanzo surrealista “Nadjà” di André Breton. Quando ci vengono rivolte delle domande relative a noi stessi proviamo una strana sensazione, non sempre, infatti, siamo disposti ad analizzarci in profondità. Ho ereditato il carattere di mio padre, un geofisico, ho imparato da lui a cercare sempre qualcosa di nuovo. Mi ricordo che mio padre non ha mai voluto prendere la stessa strada per andare nello stesso posto e neanche a me piace ripetere la stessa cosa senza pensare o imitare gli altri, mi piace essere creativo.
Lo scrittore francese Alain Robbe Grillet affermava “non c’è bisogno di leggere i grandi romanzi del passato per scrivere un romanzo originale, essi ti privano dell’originalità”. Questa idea mi è piaciuta soltanto all’inizio, poi ho iniziato a dubitarne. Penso che per la creazione, prima di tutto, sia necessario osservare il mondo. Bisogna osservare la natura, i capolavori del passato e studiare la storia d’arte. Tutte queste conoscenze e i contatti con il mondo esterno si conservano a livello inconscio e da lì nasce spontaneamente la creazione.

Chi è Yumiko Kimura? Raccontaci brevemente di te.
Yumiko Kimura: Sono una appassionata dell’arte del vetro e della luce. Se non lavoro con le mia immaginazione e con le mie mani posso morire dalla noia, ma sono anche noiosa perché penso sempre alle mie creazioni.

Pur prediligendo un diverso tipo di medium, la scultura per Yumiko e la fotografia per Jun, e nonostante l’appartenenza di Yumiko al Madi, movimento artistico internazionale dalle specifiche caratteristiche, riuscite a trovare dei punti di contatto tra le vostre ricerche? Com’è nato il progetto comune della mostra presso la Galerie des Wantiers?
Y.K: La mia appartenenza al Madi non è un ostacolo per lavorare con altri artisti. Sono io che creo le mie opere, esse non vengono create dal manifesto del Madi. Credo che il movimento Madi di Carmelo Arden Quin sia molto più libero e vasto da interpretare e anche molto umano. Nel suo spirito vi è qualcosa di molto intenso che va oltre le regole dell’arte geometrica ed è anche per questa ragione che mi interessa il Madi. Costruire l’opera in vetro invece è fragile e spesso mi mette fortemente in difficoltà.
Jun, come artista e fotografo, lavora da tanto tempo sul tema della ‘fotografia astratta’ e condividiamo la nostra sensibilità creativa per ciò che riguarda la luce, il riflesso, le immagini virtuali, la trasparenza. Penso che la fotografia sia un modo per controllare la luce così come, in un certo senso, le mie ricerche con il vetro.
Ho conosciuto Daniel COMPAGNON, fondatore della galerie des Wantiers a Valenciennes, nel 2007 in occasione di una mostra del Madi Internazionale e abbiamo subito pensato di collaborare nuovamente. L’occasione si è concretizzata qualche anno più tardi con la proposta di Patrick ROUSSÈS, vice sindaco e responsabile culturale della città di Valenciennes, di realizzare una mostra personale in una galleria municipale. Ho accettato con grande gioia e abbiamo subito pensato di fare due mostre parallelamente: così per la Galerie des Wantiers abbiamo ideato una doppia personale seguendo il consiglio di Catherine Topall, fondatrice della Galerie Aller Simple, mentre la Galeria L’Aquarium di Valenciennes ha promosso la mostra personale “Yumiko Kimura Sato”.

J.S: Abbiamo esposto insieme tante volte, amo esporre le mie fotografie insieme alle sculture. Le fotografie, come le opere pittoriche, spesso sono da appendere al muro, le sculture, invece, si trovano di fronte al muro e per questa ragione esse dialogono bene all’interno di una mostra. Per le sculture, le foto arricchiscono la parete di fondo del muro. Per le foto, le sculture danno la profondità allo spazio. Si completano.

Yumiko, le tue opere, realizzate prevalentemente in vetro, sono caratterizzate dalla presenza di figure geometriche sovrapposte capaci di offrire al fruitore inediti giochi di luce e di trasparenza. Come nasce la tua produzione?
Y.K: I giochi di luce e di trasparenza presenti nelle mie opere sono il risultato della mia conoscenza della teoria della luce. A volte nascono da una intuizione, qualche altra volta per esperienza e man mano che vado avanti scopro sempre tante belle cose.
Quando frequentavo l’Accademia delle Belle Arti di Torino, parallelamente studiavo le tecniche di “Product Design” che applico alle mie sculture. Ti dico, cara Cristina, che il mio lavoro è il frutto di una grande “pazienza”: prima di tagliare il vetro, disegno la pianta, e realizzo anche prove e prototipi. Successivamente taglio, lavoro e lucido il vetro.

Jun, come definisci il tuo lavoro?
J.S: Quando me lo chiedono rispondo «sono un fotografo» semplicemente perchè utilizzo le tecniche della fotografia per esprimermi. Voglio fare una buona opera, non forzatamente una buona fotografia. Amo i grandi fotografi come Henri Cartier-Bresson, Robert Frank, Ansel Adams, Mario Giacomelli ma si tratta di fotografie classiche, del passato. Io cerco altro, spesso le mie fotografie infatti assomigliano a qualche incisione o dipinto. Per il momento, mi baso sulle tecniche fotografiche. Non gratto la pellicola, non dipingo direttamente la foto e per quanto riguarda la fotografia digitale, non ritocco molto con il computer. Attualmente lavoro a quattro serie: “études pendant une seconde (studi durante un secondo)“, “interference (interferenza)“, “pétrification (pietrificazione)“, “feuille transparente (film transparente)“.

Potete anticiparci i vostri prossimi progetti, a cosa state lavorando?
J.S: Continuo a lavorare alle quattro serie artistiche perchè non sono ancora contento del risultato. Pensando al nuovo lavoro, mi domando se non sia il caso di affidarmi di più al computer. A partire dalle mie foto vorrei provare a costruire un altro mondo visuale. Il mio amico fotografo Marc Michiels ha fondato il gruppo «Abstract photography», di cui faccio parte ma l’astrazione non è il mio scopo finale. Quello che ho nell’anima e che vorrei ottenere attraverso le mie opere è di fare sentire un universo al di là dell’immagine che appare.

Y.K: Ho appreso molto dall’esperienza della mostra personale di Valenciennes, in uno spazio per me enorme, e mi sento cambiata in senso positivo dopo la chiusura di questo evento molto coinvolgente. Grazie all’ultima mostra ho nuovi spunti ed idee, continuerò a lavorare sulla luce e la trasparenza, ma la mia produzione avrà sicuramente un’evoluzione.

In autunno andremo in Giappone, dove realizzeremo una nuova mostra con opera fotografiche e in vetro presso la Gallery 403 di Ginza, Tokyo. Dovrò contemporaneamente studiare un sistema antisismico per i miei lavori. Inoltre, nel marzo 2014, parteciperò ad Osaka a una conferenza dal tema “Arte, Moda e Design” organizzata dalla prof.ssa YASAKA per il “Fashion Material Center”.

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(1) Jun Sato, “études pendant une seconde, fotografia digitale, 2012
(2) Jun Sato, “pétrification“, stampa in bianco e nero ai sali d’argento, 1985
(3) Jun Sato, “ interference (interferenza)“, fotografia digitale, 2010
(4) Yumiko Kimura, “Spirale 2013”, installazione ambientale presso la galleria L’Aquarium di Valenciennes, 2013
(5) Yumiko Kimura, “Rond”, multristrati collage in vetro, 2010
(6) Yumiko Kimura,”RN 2010”, multristrati collage in vetro, legno dipinto e led, 2010

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