Art

Intervista a Tiziana Contino
di Valentina Lucia Barbagallo

Chi è Tiziana Contino?
Due occhi-mente che si approcciano al mondo da un punto di vista che non può prescindere dalla curiosità verso i fondamentali processi mentali e biologici della vita umana. Mi riferisco in particolare a tutto ciò che costituisce l’essenza intellettiva e comportamentale dell’uomo. Ho un’inesauribile interesse per l’arte in tutte le sue forme (arti visive, danza, musica, teatro, cinema), la filosofia, l’antropologia il linguaggio e la biologia.

Quanto il contesto in cui vivi o da cui provieni influenza la tua ricerca artistica nella scelta delle tematiche e dei supporti che utilizzi?
Diciamo che il contesto da cui provengo, le miei radici biologiche, hanno amplificato il mio animo saturnino. Il contesto in cui vivo al contrario, lo mitiga e mi spinge all’interazione umana. La Docenza presso l’Accademia di Belle Arti mi fornisce la possibilità di relazionarmi con individui che si aggirano fra i 20 ed i 40 anni di età; ritengo che ciò sia per me un’immensa ricchezza e che l’analisi che tento di compiere mi spinga inevitabilmente a mixare le mie competenze didattiche a quelle artistiche che tendono così ad influenzarsi.

Quanto è importante per te il confronto con ciò che ti circonda: società, mass media, altre ricerche artistiche, ecc.? Quanto questo ti influenza e come?
Lo è moltissimo, come accennavo la mia vita si collega in modo intrinseco alla realtà che mi circonda. Questo anno mi sono addirittura trovata dall’altra parte dello schermo mediatico, ho infatti condotto e fatto redazione per un programma televisivo da me battezzato “ARTPASS” (un programma sulle arti visive, la musica e l’architettura) ed uno radiofonico “Tarzan e la liAna” (sulle Arti visive e performative) che co-conduco con il regista Salvo Gennuso.

Chi sono gli artisti che ami di più e perché?
Devo dire che non è semplice scegliere fra idee eccezionali che hanno colpito la mia mente, ma ci proverò. Sono sempre stata affascinata dall’essenzialità dell’opera di Gino De Dominicis e dalla sua scelta di eleggere l’arte ad una forma che renda immortale l’anima, l’idea. Dora Garcia mi interessa come punto di contatto volto all’approfondimento dell’idea dell’arte non necessariamente come produzione di oggetti e dunque il suo essere “artista senza opera”. Matthew Barney, che ho avuto l’occasione di conoscere durante un workshop alla Fondazione Merz, è sicuramente uno dei più grandi performer del nostro tempo. In lui ammiro proprio l’idea di metamorfosi continua come condizione sine qua non per un “superamento della restrizione” che lui stesso “disegna” virtualmente in ogni sua opera. Ma potrei citare anche Bill Viola, Marina Abramović, Gina Pane, Ives Klein, Kazimir Malevič.
VLB_ Come definiresti il tuo lavoro?
TC_ Il mio lavoro si sviluppa sotto le influenze dei filosofi Gilles Deleuze e Felix Guattari. Mi interessano in particolare i concetti di “nomadismo del pensiero” e “deterritorializzazione”, orientati prevalentemente ad un’analisi dell’uomo e del mondo in cui vive e con cui si relaziona. Sono sempre stata orientata all’utilizzo di performance di interazione col pubblico che si sviluppano tramite un approccio di tipo socio-antropologico. Mi interessa tentare di sovvertire abitudini consolidate senza un preciso motivo ed ormai inerti, innescando dei meccanismi di apertura verso il cambiamento, un approccio nuovo verso le cose. Alle performance associo spesso foto, video, installazione e suono creando ambienti immersivi che amplificano il concept del mio lavoro. Solitamente ogni mezzo utile a produrre l’opera è da me usato senza alcun preconcetto.

Quale messaggio vuoi trasmettere e su cosa vuoi farci riflettere con la tua ricerca artistica?
Porto avanti diverse tesi sull’assenza di contatto fisico fra esseri umani e la rarefazione della percezione del reale attorno a noi stessi. Mi interessa riuscire a sbloccare meccanismi ormai asfittici, proiettare me e chi mi circonda verso un cambiamento psico-fisico. Intervengo su me, “l’altro da me” ed il mondo che mi circonda per creare una riflessione sui blocchi percettivi. “Noi chiamiamo volto il modo in cui si presenta l’Altro. Questo modo non consiste nel mostrarsi come un insieme di qualità che formano un’immagine. Il volto d’Altri distrugge ad ogni istante e oltrepassa l’immagine plastica che mi lascia”. cit. Emmanuel Lévinas.

C’è stato un evento o un incontro in particolare che ha segnato una svolta nella tua ricerca?
Complicato scegliere, ce ne sono stati differenti. La mia ricerca proviene principalmente dal mio vissuto. La persona che mi ha maggiormente segnata è stata mia madre, una fonte enciclopedica e culturale inesauribile; lei ha saputo trasmettermi la conoscenza appassionandomi alle fonti principali del sapere. L’artista visivo Claudio Marullo, prematuramente scomparso, fu mio Docente al Liceo. Egli era un mix di energia ed azzardo e mi aiutò a coltivare la ricerca artistica e sperimentale senza pormi di fronte ad inibizioni tecniche. Giunta in Accademia fu fondamentale l’incontro con gli artisti e Professori Tano Brancato, Adriano Pricoco e Pippo Altomare ha dato l’avvio alle prime mostre ed a tutta la mia ricerca. Credo di poter inoltre affermare che il contatto e lo scambio, soprattutto umano, con curatori e amici artisti mi abbia arricchito e persuasa a migliorare. La collaborazione degli ultimi tre anni con la cantautrice e musicista Sabina Caruso, ha certamente contribuito ad indirizzarmi maggiormente verso l’utilizzo del suono e della voce, che lei con la sua raffinata sensibilità ha reso tangibili all’interno delle mie performance e dei video.

Come definiresti il sistema dell’arte contemporanea in generale e nello specifico quello siciliano?
Nonostante la Sicilia sia una fucina di talenti artistici di notevole livello, purtroppo queste menti sono obbligate spesso a rivolgere il loro sguardo all’estero. Questo avviene per la quasi totale inesistenza di strutture pubbliche addette a connettere gli artisti alla scena artistica nazionale ed internazionale.
VLB_ Che progetti hai per i prossimi mesi? A cosa stai lavorando?
TC_ Le mie ultime ricerche si muo¬vono all’interno dell’idea di genialità, finalizzazione e approdo. Sto lavorando a nuovi video e performance che verranno alla luce in autunno.
Il 2013 ha portato con sé la mia partecipazione al Premio Arte Laguna come unica performer italiana, la presentazione delle performance del ciclo SENSE 1+1, inserite in un cofanetto audio-visivo a tiratura limitata, presso il CRAC di Cremona e la mostra IN SERIES a Berlino e Spoleto nella quale ho presentato un oggetto multimediale con testo fruibile anche da non vedenti.
Inaugurerà il 7 luglio la mostra CROSSWAIS – III Expo – Marche Centro d’Arte al PalaRiviera di S. Benedetto del Tronto, che mi vede protagonista con il polittico fotografico “Honey/Money – poetiche dell’assenza”. Si prospettano anche nuove partecipazioni che si realizzeranno nei prossimi mesi.

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(1)/(2) BLOW OUT – concerto per rabbia, 2010, foto, video, performance interattiva site specific

(3) DI VERSO DA, 2010, video o videoinstallazione, HDV su mini-dv di 4’, colore, stampa a plotter 300 x 200 cm, musiche originali: ‘Maiale’ di Sabina Caruso, attore/perfomer: Matteo Caruso

(4) UNHEIMLICHKEIT – VIOLENCE, 2012, foto, video, performance interattiva site specific

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