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Intervista a Luigi Presicce

 

Chi è Luigi Presicce? Che musica ascolti, qual è l’ultimo libro che hai letto? Insomma, raccontaci brevemente di te.
Mi è quasi impossibile dire in breve qualcosa su di me anche solo per il motivo che sono molto lento e mio malgrado, invece, per gli altri il tempo scorre. Durante questa settimana, non so esattamente per quale motivo, ho ascoltato solo esibizioni di Arturo Benedetti Michelangeli. Dal vivo, invece, Oh Petroleum, in privato e non. Uno degli ultimi libri che ho letto, Il principe mago, mi è stato regalato a Palermo. In questo momento ho un paio di libri (che sto leggendo) per ogni stanza della casa, in salotto, in camera da letto, in bagno e nella valigia, sempre pronta per la partenza. Quando non sono in giro per lavoro o in vacanza passo le mie giornate in casa a Firenze; qui studio, leggo, guardo filmati e documentari, disegno, cerco materiale di studio in rete e chiedo preventivi… una noia mortale insomma!

 

Come definisci il tuo lavoro?
Il mio lavoro è molto più vicino a quello che potremmo considerare una ricerca personale, non finalizzata alla spettacolarizzazione dell’arte. La mia gioia è quando, dopo avere lavorato per mesi, realizzo una performance che magari non viene vista da nessuno o solo da due bambini.

 

Nel 2008 fondi insieme a Luca Francesconi e Valentina Suma Brown magazine e Brown project space, rispettivamente rivista e spazio non profit (che oggi conduci da solo). Un progetto pensato per la promozione dei giovani artisti. Ci spieghi di cosa si tratta?
Uno spazio di progetto nasce quando, in un luogo specifico, non si verificano determinate dinamiche capaci di far crescere una città o semplicemente un quartiere. Il progetto di Brown ha preso vita e si è sviluppato in un ambiente stantio, governato in maniera feudale dalle gallerie e dal mercato dell’arte, senza un museo d’arte contemporanea e relative project room. Abbiamo, quindi, cercato di creare una strada parallela in accordo con quello che ci circondava, mantenendo un rigore curatoriale e tematico. La nostra programmazione si è focalizzata su giovani artisti alla loro prima personale, che avessero nella loro ricerca uno sguardo particolare verso la spiritualità, l’alchimia, la metafisica e l’arte popolare. Al momento della nostra apertura, il panorama era a dir poco scheletrico, ma il nostro esempio ha dato vita ad altre realtà che successivamente sono fiorite nella città creando una vera e propria scena indipendente. Abbiamo avuto coraggio ad essere i primi a intraprendere questo tipo di percorso e siamo stati ripagati dal pubblico, dall’affetto di molti che ci hanno sostenuto con la loro presenza costante.

 

C’è stato un evento o un incontro in particolare che ha segnato una svolta nella tua ricerca?
Ricordo che nella mia adolescenza ebbi come una specie di folgorazione quando ascoltai la voce di Carmelo Bene. Non so bene cosa sia accaduto, ma tremavo dentro al crescere delle parole. Successivamente credo di aver avuto due maestri, Joan Jonas e Kim Jones, due figura straodinarie che mi hanno incoraggiato a cercare senza sosta di superare gli ostacoli.


Recentemente sei stato in Sicilia ospite a Zac per uno dei transiti! Che idea ti sei fatto del panorama artistico isolano?

Devo premettere che per anni a Milano sono stato (felicemente) vicino di studio di Francesco De Grandi, con il quale siamo stati spesso compagni di merende e di discussioni. La mia fase pittorica è stata accompagnata dalla paziente pratica quotidiana di Francesco, che nei suoi racconti mi aveva dipinto Palermo in tutte le sue angolazioni. È stato molto bello scoprire una città che per me era una favola delle Mille e una notte.
Del panorama artistico isolano non saprei davvero dirti molto, conosco molti artisti per i quali ho affetto e questo mi limita nel giudizio, ma credo nella forza e l’unicità culturale delle periferie: ho visto nei giovani dello Zac la voglia sana di emergere da una condizione di confine, di conoscere e di cambiare il mondo. Ho detto loro di non vergognarsi di essere italiani, di non fare di questa nostra ricchezza una povertà. La nostra esperienza del bello ci può solo rendere unici.

 

Puoi anticipare ai lettori di Balloon i tuoi progetti per i prossimi mesi?
Sto scrivendo due nuove performance che spero vedano la luce nei prossimi mesi. Una dovrebbe avere luogo a Gagliano del Capo il 27 luglio. in questi giorni, inoltre, sono molto felice per l’uscita della mia monografia edita da CCC Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze. Dopo l’estate ci sarà una mia mostra personale alla Galleria Bianconi di Milano (è dal 2006 che non faccio una mostra personale in una galleria italiana!).

 

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(copertina) La sepoltura di Adamo, 2012, performance per un gabbiano morto, litoranea Porto Cesareo-Torre Lapillo (LE). Foto Francesco G. Raganato.
Courtesy Lartista, MAGA, Museo Arte Gallarate (VA) e Galleria Bianconi, Milano.

(1) La dottrina unica, 2011, performance per soli due spettatori, Cava Henraux, Parco delle Alpi Apuane (MC). Foto Vanni Bassetti.
Courtesy l’artista e Galleria Bianconi, Milano.

(2) La custodia del sangue nella giostra dei tori, 2012, performance per uno spettatore per volta, accompagnato, Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia, Napoli. Foto Amedeo Benestante.
Courtesy l’artista, MADRE, Museo d’Arte contemporanea Donnaregina, Napoli e Galleria Bianconi, Milano.

(3) Atto unico sulla morte in cinque compianti, 2012, performance per un pubblico rinchiuso, Chiesa di San Francesco della Scarpa, Lecce. Foto Luigi Negro.
Courtesy l’artista, Museo Provinciale Sigismondo Castromediano, Lecce e Galleria Bianconi, Milano.

(4) Sputato a Cristo, 2012, performance per uno spettatore per volta, accompagnato, Centrale Fies, Dro (TN). Foto Francesco Quarta Colosso.
Courtesy l’artista, Centrale Fies, Dro (TN) e Galleria Bianconi, Milano.

(5) Luigi Presicce e Maurizio Vierucci (Oh Petroleum), Sant’Elena ritrova e riduce in pezzi il Sacro Legno, performance senza spettatori, Atlingbo Isums, Gotland (S). Foto Francesco Quarta Colosso.
Courtesy gli artisti, Watershed/Intramoenia Extra Art, Barletta e Galleria Bianconi, Milano.

(6)/(7) Luigi Presicce e Maurizio Vierucci (Oh Petroleum), Il Giudizio delle ladre, 2013, performance per un numero ristretto di spettatori per volta, palestra Istituto Professionale A. Fioravanti, Bologna. Foto Jacopo Menzani.
Courtesy gli artisti, MAMBO, Museo d’Arte Moderna Bologna e Galleria Bianconi, Milano.

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