Art

Ingerenze incombenti / inserimenti pertinenti

 

Oggi quando si parla di arte urbana si finisce costantemente nella strettoia della street art senza pensare a come alcune forme di espressione altrettanto visive possano modellare la morfologia della città con la stessa potenza. 

Tuttavia farlo sembra essere arduo e molto spesso effimero. Per di più con il guaio di non omaggiare nel modo adeguato il territorio in cui si agisce. 

Questo in parte è accaduto alla kermesse itinerante di arte urbana per eccellenza, Manifesta, quando ha eletto Palermo per l’edizione dell’estate 2018. A eccezione di alcuni interventi impeccabili, il programma purtroppo vanta di poche ricadute sul comparto artistico e professionale esistente. La forzatura del site specific presume il dialogo con il luogo per innescare un mutamento, difficile se gli artisti di quel site non sono stati coinvolti a pieno. 

Il tentativo fallisce quando esso stesso scompare dal tessuto. Senza voler esagerare e riducendo il termine alla questione, non siamo lontani dalle dinamiche di colonialismo, artistico in questo caso, di uno specifico territorio. 

 

LOCALES – Roma

Una realtà virtuosa che si nutre di questioni decolonial è il collettivo curatoriale Locales, fondato da Sara Alberani e Valerio Del Baglivo durante la prima fase di lockdown. Soffermandosi già sulla scelta del nome è facile comprendere come il territorio sia il punto di partenza delle loro riflessioni. Nello specifico, il campo d’azione è Roma i loro interventi sono altro dalla street art. 

 

“Attraverso un approccio social engaged produciamo site specific nella sfera pubblica troppo compromessa e connotata nei suoi monumenti da una violenta celebraizone dell’uomo bianco western. Mappiamo le criticità e le urgenze del territorio e compensiamo attraverso narrazioni alternative forniteci dall’arte e gli artisti” ci spiega Sara.

 

Il progetto di cui parliamo è Hidden Histories, un programma pubblico di performance, workshop e talk sullo spazio pubblico pensato per riflettere sul patrimonio culturale e storico di Roma da una prospettiva decoloniale 

La loro azione sul territorio coinvolge oltre ad artisti locali anche artisti stranieri. Non volendo entrare in contraddizione con le critiche mosse alla kermesse palermitana, ci siamo rivolti a Sara, la fondatrice di Locales. Lei ci ha chiarito che il coinvolgimento degli artisti stranieri funziona in due direzioni: la prima verso una città multiculturale come Roma che con la sua storia funge da magnete per le ricerche da condurre. Dunque sono gli stessi artisti che desiderano sperimentarsi sfidando le stratificazioni (e contraddizioni) di una storia così longeva. In secondo luogo Roma vanta di una intensa attività di ricerca presso gli istituti culturali stranieri e le Accademie nazionali sono le uniche al mondo che danno la possibilità ai loro rispettivi artisti di risiedere in città per ben 9 mesi. 

 

Due passeggiate nel 2021 

 

  1.     EUR(H)OPE

 

Nel 2021 il collettivo romano Stalker è stato invitato a rilevare le contraddizioni architettoniche e urbane che distinguono il quartiere romano EUR: “Risalente all’epoca fascista, con il suo impianto urbanistico imponente, è un luogo respingente e costretto dalla predominanza degli edifici, disegnati non a misura d’uomo”. 

Stalker elabora il concetto di EUR(H)OPE ossia un desiderio di apertura e attraversamento inteso come pratica di incontro e presa di coscienza delle contraddizioni di un luogo. Stalker è intervenuto attraverso l’arte combinatoria delle sciarade o la tradizione delle processioni. Le parole della prima sono state dipinte in fogli colorati che i partecipanti hanno poi ricombinato e portato in giro per il quartiere durante la passeggiata. 

 

 

La volontà comune è stata di mettere a nudo la violenza coloniale partendo dalla collezione del museo delle civiltà, portarla alla luce del sole nelle strade e raccontarla; unita al desiderio di ribaltare il significato di dominazione insito e che si insinua nella comunità inconsapevole.

 

 

  1.     I figli non sono della lupa

 

A settembre l’artista peruviana Daniela Ortiz, attraverso una passeggiata per il parco del Gianicolo ha passato in rassegna le contro-narrazioni dei monumenti scelti come tappe di un percorso da lei ideato. Tra questi, la statua equestre di Anita Garibaldi che regge un fucile e un bambino aggiunto in epoca fascista. Passando in rassegna i significati acquisiti attraverso attributi-significanti accessori, Daniela rivendica il riduzionismo a cui l’eroina dei due mondi è stata costretta dall’iconografia del suo stesso monumento funebre. 

Alla fine della passeggiata, è stato allestito un rudimentale teatrino di marionette che ha messo in evidenza le contraddizioni del sistema di controllo delle nascite dall’epoca fascista – epoca alla quale risalgono i monumenti – al giorno d’oggi.

Un intervento nello spazio pubblico, partecipativo e didattico che riscatta l’esigenza di comprendere le complessità della nostra storia attraverso l’arte definita urbana. Un’azione che permette di riconnettersi al territorio con maggiore consapevolezza attraverso una narrazione e un linguaggio tipicamente per l’infanzia. 

 

 

Una corsa verso il 2022 (giugno-settembre)

 

Il programma di quest’anno includerà Ivan Argote con un laboratorio e un corteo di protesta insieme ai bambini dell’Esquilino; Autumn Knight con una performance presso le sedi del Museo Nazionale Romano; Adelita Husni Bey con un workshop presso il Museo delle Civiltà; Dora García con due performance e delle letture presso la Biblioteca Casanatense custode dei libri proibiti e censurati e la Reale Accademia di Spagna.

 

In copertina: EUR(H)OPE, Stalker, MuCiv, Roma, 2021. Foto di Jacopo Tomassini