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Gibellina

Un saggio tra centro e periferia

 

In occasione della prossima presentazione del saggio di Cristina Costanzo Gibellina. Memoria e utopia | Un percorso di arte ambientale alla Fondazione Brodbeck di Catania il 29 giugno, entriamo tra le pagine di questo libro che analizza con perizia diversi temi della narrazione sul Belìce: dalle due Gibellina all’intervento degli artisti nella ricostruzione fino al punto di vista dei contemporanei.

 

La notte fra il 14 e il 15 gennaio 1968 diversi centri della Valle del Belice in Sicilia, tra cui Gibellina, in provincia di Trapani, furono distrutti da un violento sisma, in seguito al quale circa 98 mila persone rimasero senza casa.

L’incipit del saggio di Cristina Costanzo Gibellina. Memoria e utopia. Un percorso d’arte ambientale, edito da Marsilio e pubblicato nel 2022. Per mia colpa, mi è capitato nelle mani solamente in questi giorni ed è stato inevitabile pensare al sisma che ha colpito la Turchia e Siria nei mesi scorsi. Nel vedere le immagini sembra irraggiungibile la speranza di rinascita e ripresa. Senza escludere tutti gli altri disastri di matrice ambientale come nel caso di Gibellina, o le fotografie, ormai impressi nella memoria di tutti, dei monumenti nelle città ucraine a seguito dell’invasione russa dello scorso anno. L’esigenza di proteggere ed assicurare la memoria per il futuro, per il quale in realtà non bisogna disperare, accomuna questi eventi.

 

 

Da tale esigenza io credo si sia mosso il sindaco di Gibellina, mecenate e illuminato Ludovico Corrao che avvertì l’emergenza di dare un volto e un’identità agli abitanti sfollati in possesso di una memoria tragica in comune, quella del sisma, e trasformarla in qualcosa di costruttivo e creativo. Corrao interpretò alla lettera l’emergente esigenza e chiamò a raccolta tutti i più celebri esponenti delle correnti artistiche in Italia e non solo.

 

Alberto Burri, Il Grande Cretto in costruzione, 1981 circa.

 

La lettura del saggio di Cristina Costanzo, ricercatrice di storia dell’arte contemporanea all’Università di Palermo, mette in luce la relazione tra centro e periferia, la dislocazione forzata che ha subito Gibellina con la divisione tra Nuova e Vecchia, uno spostamento che incarna le condizioni esistenziali contemporanee sempre più assimilabili all’utopia affascinante del titolo.

Preziosa la ricerca per la personale scoperta degli interventi, quasi in contemporanea al sisma, di Guttuso, maestro nel rappresentare gli eventi di portata storica e soprattutto popolare come nei Prisenti – drappi per la processione della Festa di San Rocco – oggi conservati presso i due musei della città (Museo delle Trame Mediterranee e Museo D’Arte contemporanea di Gibellina).

Il testo ripercorre lo stesso percorso che il turista si ritroverebbe a seguire se volesse visitare le “due” Gibelline e apparentemente restituisce il senso di spaesamento al turista-lettore poco attento. Dividiamo il testo in due parti, proprio come la città, di cui Costanzo sapientemente sviscera i nodi complessi del Cretto di Burri da un lato e il parco di sculture e installazioni, museo a cielo aperto di Gibellina Nuova.

 

 

Ludovico Quaroni, Luisa Aversa, Chiesa Madre, 1972, Gibellina. Ph. Carla Sutera Sardo, tratta da: S/Paesaggi (2021).

 

Sul Cretto viene riportato tutto quello che è stato detto a riguardo, fortune critiche e le affascinanti re-interpretazioni di Massimo Siragusa o Iole Carollo ma anche Carla Sutera Sardo e Maurizio Galimberti che sottolineano i dinamismi e i movimenti di un vero e proprio ammasso di cemento armato, in cui, sotto tondini e calcestruzzo, conserva un’intera città (case, strade, botteghe, vita quotidiana spezzata ma perpetua). Le definizioni che più mi hanno colpito sono quelle che seguono la linea della negazione. Il complesso è stato definito anti-celebrativo e anti-monumentale, a ragione. L’uso del cemento (paradossale oggi, straordinariamente consueto per l’Italia degli anni ’60-70) permette e invita alla percorribilità del monumento, possibilità inedita altrove. E ancora:

Il Cretto di Gibellina si presta a una lettura in chiave anticelebrativa, per la sua inedita riflessione sul ruolo della memoria collettiva nella società contemporanea, e si pone al centro del vivace dibattito teorico sul tema. E, ancora, una lettura più ampia dell’opera non può prescindere, come si è visto, dagli strumenti della cultura visuale e fare a meno di considerare questo intervento così complesso come un dispositivo capace di orientare sguardi, spostamenti e discorsi nella prospettiva di una storia del Cretto oltre il Cretto che include letture riconducibili alla psicoanalisi e alle teorie della letteratura.

 

Alberto Burri, Il Grande Cretto, 1981-1984, 2015. Ph. Iole Carollo, tratta da: Archeologia del futuro (2021).

 

Il saggio non serve solo a sapersi orientare, Costanzo magistralmente contestualizza il Cretto e le varie installazioni e sculture in una comunità i cui abitanti sconoscevano, o forse continuano a ignorare a loro discolpa, le pratiche dell’arte contemporanea, tutta, dato che a Gibellina sono atterrati i principali esponenti delle poetiche artistiche della seconda metà del Novecento, snocciolate una ad una nel testo. In particolare quella di arte ambientale a cui l’autrice aggiunge la matrice americana di Land Art, quella di riconnessione dell’uomo alla natura, il carattere di convivenza pacifica e abnegante con il paesaggio, rilevandone anche gli aspetti a noi più vicini come gli effetti postumi della pandemia.

 

Franco Purini, Laura Thermes,Il sistema delle piazze, 1982-1990). Ph. Carla Sutera Sardo, tratta da: S/Paesaggi (2021).

 

Il modo aggiornato e consapevole con cui l’autrice parla di utopia ribadisce il dubbio, forse tuttora valido, ragiona sull’efficacia di tale progetto. Da un lato la possibilità per il visitatore e l’appassionato di fruire tutto insieme del panorama artistico italiano più fiorente del Novecento dall’altro la possibilità di divulgare meglio a chi vive giornalmente quel luogo le connessioni uomo/natura uomo/paesaggio di cui sono fatti e respirano gli interventi.

Il volume si augura una continuità di dialogo, per cui non mancarono virtuosi esempi della collaborazione tra artisti e botteghe artigiane resta una traccia importante nel tessuto urbano nella copertura a mosaico dei tetti del Sistema delle piazze e nella collezione del Museo delle Trame Mediterranee o ancora la seguitissima attività della Fondazione Orestiadi all’insegna dell’interdisciplinarietà artistica, di una società espansa.

 

 

Giorno 29 giugno 2023 si terrà la presentazione del volume presso la Fondazione Brodbeck alle ore 18.