Art

Un nuovo Eden

La mostra di Rita Casdia per scoprire la genesi dei sentimenti

 

Se c’è qualcosa che spesso sfugge alla capacità della rappresentazione visiva, quello è il mondo dei sentimenti; paesaggi dell’animo fra i quali ci si muove, difficili da comprendere per se stessi e ostici da trattare per gli altri. L’artista è quell’individuo capace di materializzare l’invisibile e di arricchire di colori i luoghi bui dell’interiorità umana.

 

Rita Casdia – Ritratto

Eden, la mostra di Rita Casdia (1977) visitabile fino al 31 agosto 2022 al Museo Riso di Palermo, è l’esempio calzante della possibilità di una restituzione visiva di tutto ciò che riguarda i legami affettivi e i sentimenti da questi generati. Prodotta in occasione del Sicilia Queer filmfest –primo festival internazionale di cinema lgbt che promuove nuove visioni in Sicilia in opposizione all’omologazione culturale– a cura di Antonio Leone e Paola Nicita, Eden mette in scena l’attività quotidiana e onirica dell’artista senza troppa serietà, in un amalgama di colori sgargianti provenienti ora da una densa serie di disegni, dove forme vagamente riconducibili all’essere umano si muovono in uno spazio tutto da plasmare, ora in animazioni di stampo primitivo, in cui osserviamo parallelamente la nascita della vita e con essa i legami fra gli uomini.

Il lavoro dell’artista riporta un Eden abitato da figure nascenti, possibili creature conoscibili o frutto del mondo interiore dell’artista, ma che si caricano di tutti quei significati simbolici connessi all’uomo e alla sua natura. È in questa atmosfera che prende forma Unique Double, un verme a due teste lungo 10 metri sotto forma di peluche, collocato dall’artista fra le tre sale in cui è allestita la mostra; un richiamo simbolico alla trasformazione e al divenire, concetti carichi di significati legati alla vita dell’uomo e capaci di fare percepire il loro peso ideologico, qui però addolciti e resi più familiari dalla forma in cui Casdia decide di raffigurarli.

La mostra dell’artista siciliana riesce a coniugare sapientemente il gioco e la purezza infantile con l’esperienza adulta delle relazioni fra individui, modellando un universo simbolico privo della paura verso ciò che ci è estraneo.