Art

Inciampare nella griglia narrativa

In conversazione con Chiara Di Luca e Aronne Pleuteri

 

Chiara Di Luca (1996) e Aronne Pleuteri (2001) sono lɜ artistɜ sceltɜ a partecipare alla mostra IN PRATICA 8, CAOS CALMO, iniziativa organizzata dalla Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano, e curata da Gloria Vergani e Daniele Fenaroli. La stessa Collezione con lo Studio Museo Felice Casorati inaugura in data 1 Ottobre 2022 la mostra De Rerum Natura, dove, in collaborazione con Emporium Projects, Di Luca e Pleuteri presentano una selezione di lavori inediti in dialogo con l’ambiente domestico dell’abitazione di Felice Casorati a Pavarolo.

Nonostante gli universi narrativi evocati dalle pratiche dɜ due artistɜ conservino la loro indipendenza anche quando presentati insieme, si possono individuare delle analogie sia a livello formale che teorico. Entambɜ si approcciano all’immagine ricercandone la plasticità, analizzando il trauma che questa porta con sé e provando a trovare un compromesso con l’immagine stessa per definirne storie possibili ed alternative.

Chiara Di Luca, la cui pratica si ibrida tra illustrazione, grafica e pittura, dice di tornare spesso a simboli, storie e immagini che si rivolgono al lato del suo sguardo che tende alla dis-figurazione. Questa è da intendersi come il sentirsi fragilɜ e apertɜ, forse in senso letterale, agli occhi dɜ altrɜ. Di Luca nel processo di produzione dei suoi lavori applica la ripetizione come metodo. Ripetere la stessa figura diventa un moto automatico che permette all’artista di trovare la sintesi e il compromesso tra forma e contenuto, e di potersi distaccare dall’immagine finale, legittimandone la sua indipendenza e posto nel mondo.

Leggere la storia di qualcun altro, dice Chiara Di Luca, suggerisce delle possibilità di comprensione di sé in quanto è attraverso le altre storie che la propria vita può inserirsi in una narrativa. È con questi presupposti che Di Luca si interessa alla mitologia in senso lato. Se nei lavori presentati alla Collezione Giuseppe Iannaccone, l’artista si rifà alla mitologia greca, analizzando il mito di Persefone, dice che il suo tentativo è però quello di creare una mitologia personale fatta di elementi e temi che si ripetono creando una costellazione di significati e significanti. L’importanza delle storie risiederebbe dunque nell’incredibile capacità di farsi immagine di temi normalmente rifuggiti da l’individuo e la società – particolarmente quella occidentale – come la morte, la sofferenza e la caducità, rendendoli comunicabili.

Più o meno astratta, la figura umana nei lavori di Di Luca occupa quasi sempre il centro dello spazio pittorico. In molti dei lavori di  Aronne Pleuteri si assiste invece a un decentramento della figura umana e una sottrazione dello spazio di quest’ultima che viene rappresentata nella sua estrema magrezza. Pleuteri parla di principio ecologico, ovvero si domanda cosa resta da rappresentare una volta che il soggetto umano viene privato della posizione centrale.

Anche nella pratica di Aronne Pleuteri si riconosce la presenza di un approccio narrativo, nonostante egli stesso affermi di ricercare un movimento che ecceda lo schema narrativo conosciuto per tendere verso ciò che è impensato. L’andare verso una meta non definita, sia essa verso nel passato o nel futuro temporale, è il moto dei personaggi dei suoi quadri che corrono e spostano l’aria e grumi di materia, e incedono nello spazio. Nei lavori presentati in Collezione Iannaccone questo passo solenne  e speranzoso verso una meta ideale viene interrotto da quella che Pleuteri definisce come una pietra d’inciampo sulla realtà, ovvero un principio non immaginifico ma reale che interrompe il moto in avanti del personaggio causandone la caduta. Questo principio che nei dipinti viene camuffato da buccia di banana o feci, è la morte. Sembra essere la rappresentazione della fatalità, ma anche della disillusione causata da griglie narrative che non rispondono ai sentimenti contemporanei. In questo senso l’ironia fa da maschera ad angosce propriamente umane e generazionali. Pleuteri crede che l’ironia possa essere sì un mezzo di comunicazione grazie alla sua forza generativa che permette di trasformare in risata collettiva un sentimento negativo diffuso, ma rimane fondamentale per lui considerare che questa spesso cela un’incapacità di azione.

Come già detto in precedenza, Di Luca e Pleuteri mostrano delle analogia tematiche e formali. Ad esempio, entambɜ approcciano la pittura cercando di metterne in discussione lo status attraverso pratiche plurimediali. Questo è reso visibile dai rispettivi interventi presso lo Studio Museo Felice Casorati, dove entrambɜ lɜ artistɜ approcciano in maniera diretta e con interventi insitu lo spazio architettonico, intervenendo ad esempio sulle vetrate di un corridoio con disegni ad acrilico nero oppure otturando i buchi nei muri con carote fuori misura.

Per concludere si potrebbe dire che tra mitologie personali e tentativi di disvelamento, linguaggi complessi e cadute fatali, Di Luca e Pleuteri si inseriscano nel discorso contemporanea presentando i loro universi formali ed immaginifici come possibili risposte a una mancanza di realtà. Sbiadendo i confini tra immagine e contenuto, rappresentazione e fattualità, le pratiche dɜ due artistɜ fanno vacillare la distinzione tra personale e collettivo, reale e fantastico creando una costante tensione dualistica che tende verso un concretissimo impensato.