Art

La scultura mezzo di percezione

riflessioni sulla mostra Log di Daniele D’Acquisto a Torino

 

L’era in cui viviamo ci propone diverse realtà con molteplici caratteristiche, capaci di avvolgerci totalmente in una dimensione illusoria e non veritiera dalla quale non sappiamo fare a meno di vivere. Il mondo che ci circonda si modifica senza che ce ne rendiamo più conto, avendo fra le mani qualcosa di già pronto e impacchettato in cui noi siamo passivi fruitori. 

L’intenzione di Daniele D’Acquisto (Taranto, 1978) con la sua mostra Log è quella di ritornare ad uno stato in cui si può progettare la realtà in cui viviamo – in modo pratico – persino quella più ingannevole e straniante. La mostra – in corso alla Galleria Gagliardi e Domke di Torino e curata da Lorenzo Madaro con cui segue da tempo un percorso costante – instaura un dialogo fra quattro cicli diversi che l’artista ha realizzato negli ultimi anni, sottolineando ancora come diverse identità esistenti in mondi apparentemente separati, possano influenzarsi tra loro e integrarsi in uno spazio che non li isola cronologicamente, ma che li fonde e li aiuta a creare una nuova dimensione in cui coesistere. 

Il piano terra e il primo piano della galleria post industriale diventano l’habitat naturale delle opere di D’Acquisto, tra le quali alcune riprendono le strutture dei canestri da basket, dove la vera protagonista è la rete del canestro. Quest’ultima diventa una scultura nella scultura, modificata dalle forme irrogali delle strutture metalliche dei canestri e che ne impongono la nuova conformazione. Questa trasformazione guida verso la scoperta del processo creativo, in cui la scultura è l’energia madre dell’architettura che genera la realtà circostante. 

È inevitabile il rapporto che si instaura con l’osservatore che passa sotto ai canestri, modificandone continuamente la percezione, o l’angolazione che assume per osservare le installazioni a soffitto e che discutono sul modo di adattarsi allo spazio (continuamente) dinamico. 

Le opere del ciclo Forming – nate da un’installazione site specific nello studio dell’artista, in cui oggetti con nessuna connessione fra loro narrano dell’azione di creare ed essere creati – si uniscono visivamente alle griglie in ferro e cemento epossidico che vanno a delineare il perimetro di un display espositivo in cui spazio e opera interagiscono fra loro e con l’osservatore. Log – termine informatico inerente all’elenco cronologico delle attività eseguite da un sistema operativo – verifica in modo attento e totalmente manuale come lo spazio dia forma all’opera e viceversa, sottolineando come la scultura di oggi ricerchi le origini primordiali della sua stessa essenza e come sia importante riflettere sulle diverse percezioni delle realtà in cui è possibile vivere.