Art

– A breath? A name? – the ways of worldmaking

Biennale Gherdëina 7 – Curator’s interview

 

La Biennale Gherdeina (8 agosto – 20 ottobre 2020), arrivata alla settima edizione, verte quest’anno su un argomento di importanza ampiamente collettiva: le vie del Worldmaking. Il concetto, oltre a essere interdisciplinare, è anche fortemente esperienziale e plurale; di conseguenza interpella anche i non addetti al mondo della ricerca accademica e/o artistica. Per essere più concreti, il tema nonché titolo di quest’anno “– a breath? A name? – the ways of worldmaking” chiama in causa chiunque respiri e dia nomi all’esperienza del mondo.  “Nominare” il vissuto, o meglio, quel che si sta vivendo vuol dire in questo caso contribuire a crearlo, definirlo e ciò avviene di solito tramite la classificazione in categorie più o meno personali, più o meno collettive e soprattutto per lo più inconsce.

Ho intervistato il curatore Adam Budak sull’articolazione del grande tema nella Biennale.

 

Il processo di worldmaking è basato sul binomio respiro-nome, o meglio, natura-cultura. Come è visto questo rapporto basilare dagli artisti?

L’atto del respirare –la vita– e la volontà di dare un nome agli oggetti –il riconoscimento– costituiscono una cornice di natura politica. Nella Biennale Gherdëina 7 la creazione di nuovi mondi viene indagata nei bisogni primari degli esseri umani, integrati in un ambiente naturale e in un contesto sociale. Basti pensare al progetto collaborativo di Antje Majewski “Sculpture Forest Sanctuary”, un piccolo santuario nel bosco che racchiude alcune sculture donate dagli artisti e realizzate con materiali trovati nel bosco stesso e che con il tempo si disgregheranno fino a diventare parte dell’ambiente. In cambio della loro donazione, gli artisti hanno ricevuto la parola del proprietario del bosco affinché il terreno rimanga intaccato dall’azione diretta dell’uomo per 1000 anni (o se possibile per sempre). “Sculpture Forest Sanctuary” diventerà un piccolo campo di sperimentazione in cui è possibile studiare l’adattamento ai cambiamenti climatici.

 

Quest’anno la chiave di volta della Biennale risiede nella “sociologia dell’incontro”. Potrebbe illustrarci i tre capitol in cui è articolata?

I capitoli sulla “sociologia dell’incontro” e sulla strategia della pluralità che costituiscono il nucleo della creazione di nuovi mondi sono i seguenti: ecology of others – sul rilancio della relazionalità (secondo la riflessione di Philippe Descola sul legame natura-cultura); in praise of hands – sull’arte del tatto (un capitolo ispirato al sogno di Henri Focillon sull’autonomia dell’arte rispetto ai materiali, alle tecniche e ai segni); e infine the cloud of possibles – riguardo alla diffusione dell’entusiasmo e al potere della differenziazione (correlato a quello che Maurizio Lazzarato definisce “il passaggio da un rapporto capitale-lavoro a uno capitale-vita”).

 

Come la combinazione di passato e futuro influenza gli aspetti sociali e politici della Biennale?

Il contesto sociale e storico in cui si inserisce questa edizione della Biennale è davvero complesso e stimolante. Responsabilità, umiltà nelle relazioni interpersonali, capacità di reagire e attenzione alla cura sono temi centrali che affronta la Biennale Gherdëina 7, riletti come sfide nel processo attivo di ri-creazione del mondo. La sfida consiste in altre parole nel cercare un posizionamento strategico nella storia, occuparsi cioè del presente a partire dalla persistenza delle tradizioni e dalla presenza diffusa della natura, elementi che hanno un legame strettissimo con la comunità.

 

Artisti: Agnieszka Brzeżanska (POL), Brave New Alps (ITA), Carlos Bunga (PRT), Pavel Büchler (CZE/UK), Josef Dabernig (AUT), Aron Demetz (ITA), Habima Fuchs (CZE), Henrik Håkansson (SWE), Petrit Halilaj e Alvaro Urbano (RKS – ES), Ingrid Hora (ITA), Paolo Icaro (ITA), Hans Josephsohn (CH), Lang/Baumann (CH), Tonico Lemos Auad (BRA), Kris Lemsalu (EST), Sharon Lockhart (USA), Myfanwy MacLeod (CAN), Antje Majewski (GER) (con Pawel Althamer (POL), Alioune Diouf (SN), Cecilia Edefalk (SWE), Pawel Freisler (SWE), Gregor Prugger (ITA)), Marcello Maloberti (ITA), Franz Josef Noflaner (ITA), Paulina Ołowska (POL), Pakui Hardware (LIT), Maria Papadimitriou (GR), Nicolas Party (CH), Stefan Rinck (GER), Hermann Josef Runggaldier (ITA), Marinella Senatore (ITA), Paloma Varga Weisz (GER).