Art

The Sun for All

storie di luci e di ombre

di Daria Melnikova

 

Tra i vicoli stretti di una buia Palermo nel pieno del suo inverno, c’è un luogo ancora più piccolo delle strade che ogni giorno attraverso.  L’Ascensore si insinua nel panorama artistico della città come uno spazio indipendente, baluardo della resistenza dei quartieri difficili. È qui che è stata inaugurata la prima mostra personale in Italia dell’artista lettone Daria Melnikova, curata da Carlo Corona, ispirata dai contrasti fortemente caratterizzanti il centro storico di Palermo.

The Sun for All nasce quindi dall’idea di poter attraversare i confini e indagare i limiti appartenenti alle cose di tutti i giorni.  La luce è l’elemento unifico e rivelatore, che permette di superare le frontiere della nostra mente attraverso un momento meditativo.

Nulla è casuale, tutto è ponderato. Afferma Carlo Corona il Curatore del progetto espositivo. É l’opera che si costruisce da sé all’interno dello spazio espositivo.

L’installazione si compone di due elementi: le colonne, un accatastarsi di forme che rimandano al quotidiano, ad esse si frappone un filtro, velo della mente, i cui tagli non accettano neppure un minimo movimento. Sono l’immagine invertita del soggetto, un negativo del nostro essere.

 

Credits: L’Ascensore Art Space, Palermo – Courtesy L’Ascensore Art Space & Courtesy l’artista, ph Filippo M. Nicoletti

 

Non è certamente secondario il fatto che l’opera sia stata realizzata in loco: la riflessione dell’artista sul concetto di infinito dà vita ad un’opera che non può essere finita e non può essere conclusa, ma spinge il fruitore ad una costante riflessione. L’architettura quasi costipante delle pareti diafane dello spazio espositivo, “lascia spazio” a più ampie riflessioni che si insinuano attraverso i tagli della tela.

É un momento meditativo cullato dalla luce calda, che sa di casa e di un tempo lento e necessario alla ricerca del nostro sé più intimo.

La luce non ha materia. La luce è di tutti, ma non è di nessuno. È quello che Heidegger chiama Lichtung, la schiarita, che carica lo spazio e il tempo di un senso di apertura verso una continua e infinita ricerca della verità dell’essere. È attraverso il non detto che l’artista si avventura nel mondo dei sensi. Non vi è alcuno scopo di definire una realtà o un tempo, ma di rimanere appesi nella nostalgia confortante delle cose quotidiane.