Art

Se l’uomo non arriva all’arte,

l’arte può arrivare all’uomo?

 

Il treno, la ferrovia, gli aeroporti o le metropolitane sono da sempre spazi carichi di una forte personalità, luoghi senza tempo, ma allo stesso tempo simboli di dinamismo, progresso e velocità. 

Questi luoghi di passaggio erano scenari frequenti nella produzione artistica e letteraria tra Ottocento e Novecento, non solo rispondevano a nuove esigenze sociali, ma incarnavano anche certi ideali romantici di speranza e modernità. 

La doppia natura di questi spazi, tra il vero e l’utopico, è stata definita da Foucault “eterotopia”, termine con il quale la dimensione spaziale e quella sociale si fondono e si ribaltano, lo spazio del reale è nel medesimo istante rappresentato, contestato, rovesciato. 

Ponti tra la quotidianità e l’evasione, luoghi di partenze e mete di arrivo, oggi questi spazi continuano a farsi plasmare in ambienti polivalenti; come per il Belluca pirandelliano, il treno ha fischiato. 

 

A Milano, nella stazione del Passante ferroviario di Porta Garibaldi è nato il progetto co_atto, un hub che sfrutta le vetrate luminose dello spazio suburbano come bacheca sperimentale per artisti emergenti.

I fondatori del progetto Stefano Bertolini, Ludovico Da Prato e Marta Orsola Sironi, sono attualmente impegnati nella seconda edizione “moving with_in the complex: independent curating” in esposizione fino al 20 Maggio.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da co_atto (@co_atto)

 

Muovendoci in direzione della stazione Lancetti non si può non far caso ai due grandi lucernari che illuminano una struttura ottagonale dal perimetro vetrato. Questo luogo, chiamato spazioSERRA, muta e si conforma alle menti creative di giovani artisti per la realizzazione di opere, installazioni o performance. Nato in seno al progetto Artepassante, spazioSERRA vuole avvicinare le realtà artistiche al pubblico occasionale, di passaggio ed incuriosito.

 

“Diversamente da un contenitore espositivo comune, Spazio Serra è spudorato, schietto e non fa sconti, contrariamente ad una galleria, ti digerisce e prende il sopravvento.”

 

Esattamente un anno fa Alessio Barchitta apriva la stagione espositiva con l’istallazione site-specific OSANNA(!), un’opera in “mutazione” creata per indagare il tema dell’autenticità e il suo ruolo all’interno dei meccanismi dell’arte contemporanea.

Ad un anno dall’istallazione-performance, Barchitta ricorda spazioSERRA come “un estratto della società”, in cui il pubblico si mostra nella sua essenza più vera, nudo e crudo, senza aspettative né orpelli retorici nel commentare l’opera.

 

“Un intervento a Serra pretende sinergia, non è un contenitore.

Il pubblico è di passaggio, ma una buona percentuale sono pendolari e mi è capitato di vedere le stesse facce diverse volte, di parlarci e raccontare cosa stesse succedendo. Ho vissuto molto il pubblico in quella fase, e quello è un pubblico che non ha peli sulla lingua, non ha la puzza sotto al naso, sono tutti schietti come lo spazio.”

 

Il tema per la prossima stagione espositiva 2022/2023 racchiude la complessità di una realtà che vuole essere più inclusiva, con una call dal titolo Un posto impossibile”. Bando scaricabile qui.

Risalendo nell’overground milanese, l’ultimo esemplare di chiosco liberty in ferro e vetro rimasto in città è l’Edicola Radetzky, inserita nel contesto urbano sulla Darsena si mimetizza tra la folla per dar voce ai pensieri e alla ricerca artistica contemporanea.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Edicola Radetzky (@edicolaradetzky)

 

Ma non solo Milano, a Firenze il luogo di riferimento per artisti è Toast Project Space, una micro-galleria, a cura di Stefano Giuri, dedicata al confronto e alla sperimentazione artistica, situata nell’ex portineria di una Manifattura di Tabacchi. A Palermo, la vetrina h24 sull’arte emergente è L’Ascensore, fondata nel 2015 dal collezionista Alberto Laganà e situata nel cuore pulsante della città. La programmazione è affidata agli stessi artisti che delegano, a loro volta, un curatore per il progetto espositivo, con cui convergono nella realizzazione di opere sperimentali. 

In un sistema che è sempre stato idealizzato come esclusivo e per pochi, gli artisti, i curatori, collezionisti e simpatizzanti chiedono a gran voce che sia erogato un “bonus bellezza”, che di bruttezze ed incurie, in questo mondo, ce ne sono già troppe. E nel caso in cui fossimo troppo indaffarati e frenetici per programmare una visita in galleria, è la bellezza che, a volte, ci corre incontro.

Se l’uomo non arriva all’arte, l’arte arriverà all’uomo.