RISSA
Corpi, suoni e immagini in collisione
La mostra collettiva RISSA, allo spazio MATTA a Milano, mette in scena il disordine come forma di relazione. Tra video, pittura, performance e suono, le opere si scontrano e si contaminano, trasformando lo spazio in un campo instabile, feroce e vitale.
Una rissa comincia sempre all’improvviso: non si sa chi l’ha iniziata, né perché. Prima un rumore, un accenno, uno sguardo che diventa sfida, poi una spinta, da lì tutto si muove. È un’esplosione che da fuori appare come caos, ma chi ci finisce dentro sa che ogni gesto ha un peso, ogni colpo è una risposta. È un linguaggio non verbale, una coreografia brutale fatta di istinti e reazioni.
La mostra Rissa, ospitata da MATTA a Milano fino al 27 settembre – con le opere visive e sonore/musicali di: Marco Dapino, Eloise Hess, Thebackstudio, Shakeeb Abu Hamdan, Fabrizio Vatieri, Steven Parrino, Riccardo Benassi, Marlene Dumas, Yari Malaspina, Canemorto, Andrea Renzini, Mother, Bear Bones Lay Low, Liam Gillick, Andrew Norman Wilson, Zazzaro Otto, Collezione Nancy Delroi, Paul Mccarthy, Clara Hastrup, Kembra Pfahler, Theresa Büchner, Bromp Trek, Jooklo Duo, Entagled Auch, Sean Landers, Jimmy De Sana –, riflette questa stessa dinamica: non ha un inizio né un centro, non si contempla da fuori ma ti ci trovi dentro, senza possibilità di neutralità. MATTA, spazio ruvido e permeabile, muta a seconda di chi lo attraversa: può essere mostra, palco, studio o rave, sempre fedele alla sua identità instabile.
Le opere non sono mai definitivamente esposte: alcune si attivano solo durante i concerti, altre provengono da performance e restano lì come sudore dopo una colluttazione.
La mostra prende avvio con Ratking di Marco Dapino, videomaker che presenta cinque carousel dedicati a risse avvenute in diverse città europee. Qui la registrazione non è neutra: Dapino, microfonato, partecipa agli scontri mentre li osserva, muovendosi in una posizione ambivalente. È insieme dentro e fuori, testimone e corpo coinvolto. Le immagini e i suoni che ne derivano oscillano tra testimonianza e partecipazione, rivelando la rissa non solo come violenza marginale ma come forma arcaica di contatto, collisione capace di generare legami, comunità e persino cura. Un gesto primitivo e violento, ma potenzialmente generativo.
Su un piano diverso ma parallelo si collocano le due micro-opere di Eloise Hess, realizzate a encausto. Qui la materia è più leggera, quasi trasparente. L’artista lavora su fotografie proprie e del padre, affetto da Alzheimer, evocando la perdita della memoria e l’erosione dell’identità. Le immagini si sciolgono e si dissolvono davanti agli occhi, come corrose dall’interno. Anche in questo caso il risultato non assume mai un carattere pacificante: il confronto con la malattia non diventa lirica consolazione, ma rimane tensione aperta, fragile, sincera e disarmata.
Questi sono solo due esempi del mosaico che Rissa compone, dove emergenti e nomi affermati – da Marlene Dumas a Paul McCarthy, Riccardo Benassi, Steven Parrino e Liam Gillick – convivono senza gerarchie. Le opere si urtano, generano attrito, disturbano: fotografie di risse, audio di pestaggi, tamburelli che suonano da soli come allarmi. Nulla è pacificato, nulla è sistemato.
Ed è proprio in questa instabilità che si gioca il senso della mostra: la rissa è tensione, confronto, possibilità; non cerca armonia ma accetta lo scontro come condizione di verità.
Durante i mesi della mostra, lo spazio di MATTA viene ulteriormente trasformato dai concerti live curati dal collettivo RISSA. In quelle occasioni le opere diventano scenografie temporanee, sfondi instabili che mutano sotto i colpi del suono. L’allestimento stesso sarà così risignificato, ribadendo l’identità fluida e anticonvenzionale della galleria.
Rissa non cerca una morale né una pacificazione. È un inno al disordine, una dichiarazione della vitalità che nasce dall’attrito dove ogni opera è un colpo che non chiude ma apre: una ferita, una domanda, una via d’uscita. E quando succede, se sei dentro, lo senti. Anche dopo essere uscito.
In copertina: Veduta della mostra presso MATTA, Milano, 2025. Courtesy MATTA. Fotografia di Luisa Porta.