Nel divenire
quando l’arte incontra il cuore pulsante dell’Etna al Consorzio Acque Santa Tecla
A Santa Tecla, un suggestivo borgo alle pendici dell’Etna, vi è un luogo di straordinario fascino e profonda storia da poco restituito alla fruizione pubblica, si tratta del Consorzio Acque Santa Tecla di Acireale, un raro gioiello di archeologia industriale che quest’anno celebra i suoi 110 anni dalla fondazione, avvenuta nell’agosto del 1915.
Fino al 26 ottobre, lo storico stabilimento ospita un’esposizione collettiva che promette di ridefinire il dialogo tra arte, scienza e natura. “Nel Divenire: identità tra vulcano e acqua” è una mostra che vede un gruppo eterogeneo di artisti, vulcanologi e geologi esplorare il Genius Loci del luogo, nel dialogo ancestrale tra il vulcano, il suo paesaggio e le innumerevoli sorgenti d’acqua sotterranee.
Un luogo di comunità e storia: Il Consorzio Acque Santa Tecla
Il Consorzio Acque Santa Tecla è molto più di un semplice impianto idrico. Nonostante sia un luogo privato, storicamente utilizzato per l’irrigazione dei terreni, esso è intrinsecamente un “luogo” di comunità, che per oltre un secolo ha visto persone vivere e lavorare al suo interno. La sua stazione di pompaggio, con i suoi impianti meccanici di grande pregio storico – dalle prime pompe a vapore e a carbone, al grande motore a olio combustibile soprannominato “u muturi ranni”, fino ai moderni sistemi di pompe elettriche – documenta l’evoluzione delle tecniche di estrazione delle acque irrigue dalle falde sotterranee. Oggi, queste macchine “ciclopiche” si fondono con le opere d’arte contemporanea, creando un connubio affascinante.
Immerso nel verde intenso delle pendici dell’Etna, il Consorzio emana il fascino di una struttura dei primi del Novecento. Si percepisce il dolce profumo della nepeta (“nipitedda”) che cresce nel luogo, e si scoprono i locali del custode che conservano ancora arredi d’epoca, con la luce del tramonto che filtra dalle finestre, e una terrazza che offre una vista mozzafiato sul mare.
Nato con l’obiettivo di garantire l’irrigazione a oltre 700 ettari di agrumeti, in particolare per il limone “verdello” – oggi riconosciuto Limone dell’Etna IGP – il Consorzio è parte integrante della storia della “Riviera dei Limoni”. Il suo patrimonio idrico sotterraneo, alimentato dal bacino di accumulo dell’Etna, gli conferisce una molteplice valenza culturale, etnoantropologica e scientifica, legandolo sia alla cultura contadina sia all’idrogeologia del territorio.
Nel divenire: quando l’arte esplora l’anima dell’Etna
La mostra “Nel Divenire: identità tra vulcano e acqua” è un progetto dell’associazione Basaltika, da anni impegnata nella ricerca multidisciplinare sull’Etna e le sue interazioni con il paesaggio e la comunità. L’idea nasce da Oriana Tabacco, fotografa, docente d’arte e presidente di Basaltika, con l’urgenza di chiedere aiuto agli artisti per sintetizzare i complessi contenuti scientifici, storici e culturali di questo luogo unico.
L’esposizione intreccia il linguaggio dell’arte contemporanea con quello della scienza per raccontare le molteplici identità dell’Etna: non solo un vulcano di fuoco, ma una “Grande Madre” che, con la fertilità dei suoi suoli e la ricchezza delle fonti d’acqua e delle sorgenti termali, è linfa vitale per gli agrumeti e per intere comunità. È un’indagine in cui acqua e fuoco diventano elementi di ricerca e relazione con il sito, un “luogo magnetico” dove l’acqua della falda e il fuoco del vulcano si incontrano magicamente. Un obiettivo cardine della mostra è quello di rendere visibile al mondo il prezioso patrimonio idrico sotterraneo.
Sette artisti sono stati invitati a contribuire a questo dialogo: Carmen Cardillo, Roberto Ghezzi, Giuseppe La Spada, Filippo La Vaccara, Giuseppe Livio, Maurizio Pometti e Samantha Torrisi. Ad affiancarli, il contributo scientifico di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università di Catania – Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali.
Le opere esposte
Carmen Cardillo presenta “Corrispondenze”, un progetto fotografico site-specific che ripercorre la storia del consorzio dal 1915 al 2025 attraverso le sue fonti d’archivio, riflettendo sulla memoria che si sgretola.
Roberto Ghezzi espone 25 cianotipie, dove l’opera “pittorica” è creata direttamente dalla natura, non dal gesto dell’artista.

Vista dell’interno del Consorzio Acque Santa Tecla con le cianotipie di R. Ghezzi. Ph © R. Fernandez
Giuseppe La Spada esplora il concetto di “Aphar” – respiro e cenere, inizio e fine in un ciclo continuo – attraverso fotografia e video, con la pomice vulcanica che diviene culla di vita al contatto con l’acqua.
Filippo La Vaccara indaga il territorio etneo nei suoi dipinti di “pura sintesi”, invitando l’osservatore a completare l’opera con la propria immaginazione.
Giuseppe Livio offre una visione dell’Etna arcaica e primordiale, in cui tutto trova senso nello spazio che lo accoglie, attraverso un’installazione pittorica e scultorea.
Maurizio Pometti restituisce, nei suoi ritratti ad olio, il racconto delle anime che hanno vissuto e stratificato la storia del luogo nel tempo.
Samantha Torrisi, che vive nei luoghi magici alle pendici dell’Etna traendone ispirazione, entra in contatto con la natura in divenire con “Waterfall”, un dipinto site-specific che integra fotografie e video, esplorando l’astrazione di elementi naturali.
Il nuovo motore culturale del territorio
Il presidente del Consorzio, Fabio D’Agata, ha avuto il coraggio di realizzare questa idea, accolta con entusiasmo non solo dai proprietari ma dall’intera comunità. Attività come quelle promosse da Basaltika sono fondamentali perché permettono di far ripartire il “motore culturale” del luogo, un motore non meno necessario di quelli a vapore o elettrici che hanno animato la struttura in passato. Come sottolineato dal sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, l’obiettivo è trasformare il Consorzio in un centro culturale dedicato alla conoscenza dell’Etna, del territorio e della sua storia, e a un rilancio dell’agricoltura locale anche attraverso il ripristino delle condotte idriche.
Questa iniziativa è un’occasione imperdibile per rivitalizzare un patrimonio che fino a poco tempo fa era totalmente chiuso e dimenticato, portando le persone a riscoprire un luogo dove le energie si fondono: dal fuoco rosso del vulcano all’acqua blu delle falde acquifere, fino al verde intenso degli agrumeti e al profumo della nepeta. È un invito a riscoprire l’“intelligenza primordiale” che ci lega alla natura, custodendo la paura del fuoco e la necessità di preservare l’acqua per le generazioni future.













