Art

Libri e no

10 anni del KoobookArchive

 

In occasione della 15 ͣ Giornata del Contemporaneo AMACI, presso lo spazio espositivo On the Contemporary è stata inaugurata lo scorso 12 ottobre la mostra Libri e no visitabile fino al 13 Gennaio 2020.

La mostra nasce quale proiezione del variegato tema del libro d’artista, trattato nel volume Koobookarchive 2008-2018 di Anna Guillot recentemente editato da Tyche. È una sorta di omaggio che l’Archivio fa a sei maestri del Novecento ed è concepita come evento a latere della presentazione del volume incentrato sulla decennale attività dell’archivio Koobook, l’archivio-laboratorio del libro e del multipolo d’artista, fondato a Catania nel 2008 dalla stessa Guillot

Il volume è stato presentato lo scorso 8 novembre al Palazzo della Cultura dai critici Luciana Rogonzinski e Ambra Stazzone e dall’artista Giovanni Fontana, uno dei più noti esponenti della Poesia fonetica internazionale, curatore di una singolare prefazione che nel corso dell’evento è stata oggetto di un reading.

Libri e no espone opere costituenti un frammento storico dell’arte contemporanea italiana degli anni sessanta del Novecento, di quella Poesia visiva che vide l’imporsi, a partire dal ’63 a Firenze, di alcune figure chiave. Innanzitutto, con il Gruppo 70 di Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti ed altri fautori che, a vario titolo, hanno contribuito ad affermare un’arte del dissenso, attraverso una negazione che si pone quale demistificatore di una cultura e di un sistema vigente. Tra i nomi dei promotori del movimento artistico che incluse posizioni e ruoli diversi, figurano anche Mirella Bentivoglio, Giuseppe Chiari, Luciano Caruso, Arrigo Lora-Totino e Giovanni Fontana.

Libri e no è un esplicito rimando a Miccini che agli albori della Poesia visiva coniò l’espressione Poesia e no, alla quale si accompagnarono in seguito Musica e no e Teatro e no, titolando una serie di mostre ed eventi. Una negazione, quel “no”, che racchiude in sé una ricerca molteplice e contaminata che fa della trasversalità dei linguaggi il suo piano di indagine. Si andò sempre più a definire una divaricazione della dimensione artistica stricto sensu in termini di sperimentazione del visivo, del sonoro e dell’uso del linguaggio, impiegati come strumenti di rottura di una società prepotentemente dominata dal consumismo e da immagini e stilemi sempre più stereotipati. Un’operazione artistica trainata e condotta, dunque, sul duplice piano d’azione dell’interdisciplinarietà e della trasgressione. Il sistema dell’arte tradizionale veniva deviato attraverso, per esempio, l’ideazione di performance artistiche che inclusero una mescolanza della cultura bassa con quella alta o la realizzazione di collage con ritagli di slogan di rotocalchi e quotidiani, che venivano nobilitati in un’espressione concettuale intellettualmente elevata. Un divertissment degli artisti che, come diceva Pignotti, giocavano «il sistema che ci sta giocando». Artisti intellettuali che esercitarono un ruolo di contestazione nella teorizzazione di idee nuove e di contrapposizione.

Il libro d’artista, in particolare, era uno dei campi che veicolava al meglio la loro espressione creativa e ideologica. Tra le opere in mostra di Eugenio Miccini, fondatore della Poesia visiva e teorico in primis, si osserva il Piano regolatore insurrezionale della città di Firenze, una mappa ambigua, ritenuta pericolosa dalla polizia che lo considerò un anarchico. Il poeta incendia la parola, si legge in una delle pagine di un suo libro-opera, in un atto di rivendicazione ossimorica quasi di distruzione e allo stesso tempo di riappropriazione di un significato. Tavole tratte da quotidiani sagacemente manomesse e banconote dedicate sono invece opere di alta ironia, tra il dileggio e la satira, di Lamberto Pignotti.

Giuseppe Chari collaborò in stretta vicinanza con Miccini e indagò la musica in senso polemico e dissacratorio su più livelli. Viene esposto un violino, donazione di Chiari alla Guillot, rimaneggiato con l’inserimento di ritagli di giornale e del nastro adesivo, come incerottato. Degli spartiti vengono macchiati e scarabocchiati con segni a penna, quasi fossero degli appunti, in un uso assolutamente anticonvenzionale. Chari si pose come figura limite fra musicista e non musicista, artista che va oltre qualsiasi definizione tradizionale. In una sua performance, Gesti sul piano, all’uso delle dita alternò quello dei gomiti, nella ricerca della sperimentazione di nuove forme di musicalità.

Mirella Bentivoglio è stata un’attivista dell’arte al femminile, curatrice di mostre internazionali e promulgatrice di un’arte verbo-visuale. I suoi lavori interessarono soprattutto immagini di un mondo arcaico con riferimenti antropologici quali l’uovo o l’albero. Litolattine, anch’esso donato dall’autrice alla Guillot, è un libro le cui pagine sono sostituite da lattine schiacciate dalle macchine sulla strada, un rimando ad un mondo ove il consumismo ormai è diventato il principale oggetto d’interesse, sostituitosi alla cultura.

Luciano Caruso, studioso, teorico e bibliomane, ironizzava e prendeva di mira soprattutto la scrittura nella rivalutazione del concetto di pagina scritta che viene presentata, come in Calligrammi e Altri Calligrammi, ma contraddetta con abbozzi, tagli e revisioni, in un continuo processo in divenire.

Arrigo Lora-Totino ha sperimentato un’arte che sconfina con la teatralità e la performance. Partendo dall’indagine delle sonorità e della voce, l’artista è giunto alla scrittura con la poesia concreta in una commistione di linguaggi che analizzavano i materiali da un punto di vista formale. Viene proiettato il suo lavoro Nonnulla, in cui Lora-Totino compie una serie di azioni ironiche e provocatorie.

In mostra anche i lavori di Giovanni Fontana e Anna Guillot che incarnano i continuatori di seconda generazione del movimento novecentesco. Fontana ha teorizzato la poesia-pretestuale che scardina e riformula la parola, il suono all’interno del campo della metaletterarietà e del metalinguaggio. Molti libri editi ed alcuni originali convivono nella mostra con la proiezione dell’opera videosonora Poema Bonotto, una magistrale prova intermediale di Giovanni Fontana dedicata a Luigi Bonotto.  

Anna Guillot presenta uno ieratico oggetto-vetrina all’interno del quale i libri non vengono esposti bensì compattati in quanto oggetti concreti; simbolo dell’archivio, l’installazione titolata Koobook allude alla ricerca e alla raccolta di libri d’artista proponendone una sorta di destrutturazione critica.