Intervista a Pasquale De Sensi
Chi è Pasquale De Sensi? Raccontaci brevemente di te…
Sono nato nel 1983, nel mese di gennaio. Ho i capelli e gli occhi castani. Anche la barba. Sono alto 1,75 e peso intorno ai 70 chili. A parte questo, definire un’immagine di me per linee generali e su un piano oggettivo è una cosa che non so fare. Credo che, nonostante la tendenza naturale a caratterizzarci come individui unici, la nostra identità sia qualcosa di fluido, capace di migrare, trasformarsi e moltiplicarsi all’infinito.
E questo mi sembra un grande vantaggio in termini di empatia e comprensione del mondo.
Che musica ascolti?
Ascolto molta musica. Senza troppe limitazioni di genere. Per me è una fonte di ispirazione molto più efficace rispetto alle arti visive. Nel senso che la musica ha il potere di produrre delle suggestioni che si traducono in immagini in maniera immediata e coinvolgente, mentre guardare un quadro, di solito, è un’esperienza più elaborativa, analitica.
Mi piacciono soprattutto i musicisti che riescono a combinare insieme armonia e dissonanza. Qualche nome in random: Dirty Three, Syd Barrett, Neutral Milk Hotel, Daniel Johnston, Beat Happening, Nirvana, Tom Waits…
Qual è l’ultimo libro che hai letto?
Ho appena finito, con fatica immensa, un saggio di filosofia della scienza: “Contro il metodo” di Paul Feyerabend. Ne ho condiviso in pieno la tesi, ma leggerlo è stato diciamo noioso. Preferisco la narrativa, le biografie o le raccolte di poesia. Ora sto leggendo i “Nove racconti” di Salinger, la raccolta che contiene “Un giorno ideale per i pescibanana”. Un racconto brevissimo e brillante. Davvero bello.
Chi sono gli artisti che ami?
Ho dei gusti contrastanti e disordinati. Mi piacciono Renè Magritte e Raffaello quanto Basquiat e Cy Twombly. In generale mi piace la storia dell’arte come profilo dell’immaginario umano e della sua evoluzione dialettica nel tempo.
Poi fra gli artisti che lavorano oggi in Italia apprezzo il lavoro del collettivo Underdogstudio di Modena, Leeza Hooper, Cosimo Piediscalzi, Michael Rotondi…
Come definisci il tuo lavoro?
E’ piuttosto lui che definisce me.
Ultimamente sono in studio ogni giorno, ogni pezzo finito ne genera almeno un altro. E’ come seguire un discorso con una logica autonoma, in cui il significato e la forma sono la stessa cosa.
Lavoro in maniera il più possibile impulsiva, cercando di superare i miei metodi una volta che li ho acquisiti. Non mi interessa l’uniformità dello stile a tutti i costi, anzi trovo molto più interessante ricercare soluzioni diverse e vedere fino a che punto il carattere delle opere rimane intatto attraverso le variazioni.
La cosa fondamentale è comunque il desiderio di lavorare, l’amore per le immagini. Da questo punto di vista il mio lavoro è semplicemente una forma di entusiasmo, non sempre positivo, a metà strada fra la gioia e la rabbia.
C’è stato un evento o un incontro in particolare che ha segnato una svolta nella tua ricerca?
Ho frequentato diverse accademie, cambiando città varie volte, ma l’esperienza accademica non ha influito sul mio percorso, se non in senso reattivo.In compenso ho avuto modo di conoscere realtà diverse, ho continuato ad approfondire i miei interessi da autodidatta e ho imparato molto dall’amicizia con altri artisti. Le collaborazioni e le contaminazioni con l’esterno sono state e continuano ad essere fondamentali per ampliare il mio campo di ricerca.
Come definiresti il panorama artistico siciliano?
In Sicilia c’è una scena molto fervida. Le volte che ci sono stato ho sempre sentito il desiderio di rimanere. In una città come Palermo, che è la realtà che conosco meglio, gli spazi dedicati alla cultura sono direttamente immersi nella vita caotica della città e questo li rende più autentici e necessari.
Il lavoro della galleria Zelle di Federico Lupo e le imprese del Laboratorio Saccardi sono sicuramente fra le migliori cose che stanno succedendo in Italia in questi anni. … penso per esempio al progetto Sweet Sheets, alle pubblicazioni del quaderno La Forma, alla mostra collettiva Casa Aut…
Che progetti hai per i prossimi mesi? A cosa stai lavorando?
Ho appena concluso una personale nella ARTcore gallery di Bari, dove ho presentato l’ultima serie di lavori su carta insieme con una selezione di tavole di grande formato. Ora sto lavorando al video di presentazione della prossima personale, prevista per ottobre ai Magazzini Criminali di Sassuolo. Sto anche iniziando una nuova serie di piccole tavole per una bipersonale al Meme di Cagliari con Chiara Seghene, un’artista molto brava di origine sarda che segue una ricerca assolutamente originale.
Poi ci sarà qualche collettiva in autunno e altre cose ancora in via di formazione.
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( a ) Pasquale de Sensi. Idola Park #2. 2012. Tecnica mista su tavola. 100x200cm
( b ) Pasquale de Sensi. Post Ever #12. 2012. Tecnica mista su tavola. 100×150 cm
( c ) Pasqaule de Sensi. Blind Love. 2010. Collage. 22×19 cm
( d ) Pasquale de Sensi. Branco #2. 2011. Collage. 26×18 cm
( e ) Particolare dell’installazione Idola Park. presso ARTcore Gallery. Bari. dal 28 Giugno al 26 Luglio 2012
( f ) Pasquale de Sensi. Hollow Land #11 (deposition process). 2012. Tecnica mista su carta. 30×21 cm
( g ) Pasquale de Sensi. Hollow Land #14 (the artist at work). 2012. Tecnica mista su carta. 30×21 cm