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Intervista a Jonathan Vivacqua

 

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Chi è Jonathan Vivacqua? Parlaci brevemente di te…
Artista contemporaneo; nato nel 1986 ad Erba in provincia di Como.
Formazione: Accademia di Brera.
Il mio contatto con il linguaggio artistico è iniziato sin da bambino. Questo mi permetteva di tradurre ciò che vedevo ed ascoltavo in modo molto efficace; era un processo naturale, era quello che acquisivo meglio.

 

Parlaci dalla tua formazione all’Accademia di Brera. Allievo di Alberto Garutti. Ci racconti com’è andata?
Oggi, a differenza di allora, trovo che l’Accademia di Brera abbia un’ impostazione strutturale, per così dire, vecchia, di conseguenza una figura di formazione artistica molto romantica ma non competitiva con il resto del mondo contemporaneo. Il corso di Alberto Garutti era decisamente poco accademico, era capace di metterti in discussione ogni giorno. Si trattava di un continuo confronto tra allievi, come all’interno di un piccolo circuito d’arte. Ne uscivi vincitore solo imparando a difendere il tuo lavoro e la tua figura di artista. Era chiaro che in molti lo detestavano, ma era un allenamento per quello che ci avrebbe atteso dopo.

 

Quanto il contesto in cui vivi o da cui provieni ha influenzato ed influenza la tua ricerca artistica nella scelta delle tematiche e dei supporti che utilizzi?
i miei lavori si muovono parallelamente alla mia vita, le analisi e i ragionamenti che riguardano i vari materiali edili, l’architettura e i diversi movimenti negli spazi, sono una linea diretta con il lavoro di mio padre, quindi sì, credo che il contesto in cui vivo abbia influenzato parecchio le mie scelte artistiche e in modo del tutto naturale, è bastato capire solo cosa osservare.

 

Chi sono gli artisti che ami di più e perché?
Christo fu il primo contemporaneo che osservai attentamente ai tempi del liceo, trovo tuttora pazzesco il suo modo di approcciarsi alla terra.
Richard Serra e Jeff Koons sono un’importante figura mondiale per quando riguarda la visione dell’arte e dell’artista. Vorrei citare anche Monumento al mondo di Piero Manzoni o Matthew Barney che scala il Goggenheim, direi infine le performance di Tino Sehgal. Insomma, trovo affascinate quando un artista cerca di spingersi oltre, con una visione molto ampia sugli spazi, fisici o mentali.

 

C’è stato un evento o un incontro in particolare che ha segnato una svolta nella tua ricerca?
Tutto può essere cambiamento, sempre che noi lasciamo che questo accada, dobbiamo lasciar accadere le cose e credo che la forza di un artista stia proprio nell’accettare le gioie e il dolore e trasformarle in arte. Normale no?

 

Come definiresti il tuo lavoro?
Il mio lavoro è molto sperimentale, sono troppo curioso e troppo poco sedentario per non renderlo evolutivo.

 

Il blu sembra un tema/colore ricorrente in alcuni tuoi lavori… penso a Le grand Bleu, Blue-Boxe, Rope-Carpet come mai?
Amo il surf e dunque sto spesso in mare. La maggior parte del tempo la si passa seduti sulla tavola a fissare la fine del mare e l’inizio del cielo, credo di averlo assorbito.

 

Quanto è importante per te il confronto con ciò che ti circonda: società, mass media, altre ricerche artistiche, ecc. Quanto e come ti influenza?
Il confronto è mosso dalla curiosità e la curiosità porta alla scoperta, sono sicuro che evolversi a modo proprio, ti tiene al di fuori ma completamente inserito nel mondo. Alberto Garutti, in Accademia, diceva che l’artista deve entrare dalla finestra e non dalla porta, su questo aveva ragione.

 

Quali immagini del tuo lavoro, che in qualche modo rappresentano dei punti di snodo fondamentali, ci proporresti?
Sinceramente credo che tutti i lavori possano essere associati ad un periodo riguardante la propria vita e che le opere siano quasi il loro contenitore. Per cui i risultati artistici sono di per sé carichi di immagini, più o meno importanti dove l’artista intimamente si riconosce.

 

Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
Per ora posso solo dirti che continuerò a concentrarmi sul mio lavoro e che i progetti non devono mancare mai.
Ciao e grazie!

 

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(Copertina) Sculture leggere, 2015, alluminio e pvc, h350cmx1500cmx1500cm.
(1) Ritratto
(2) Sculture leggere, 2015, alluminio, h300cmx700cmx400cm.
(3) Sculture leggere, 2015, teflon, h190cmx200cmx200cm.
(4) Onde, 2014, carta, acrilico e vernice, h300cmx220cmx1000cm.
(5) Colonne, 2015, plexiglas e pannelli isolanti, h40cmx40cmx40cm, h140cmx30cmx30cm.