Art

On the Contemporary In the Garden

In Dialogue.

Antonio Freiles, Ian Hamilton Finlay, Anna Guillot

 

La parola poetica come seme germogliato entro le mura del palazzo primonovecentesco Mazzone-Alessi, sito nel centro storico di Caltanissetta, è soffio generativo del nuovo spazio On the Contemporary —In the Garden, prolungamento della sede fondata a Catania nel 2018 e attivatore di una progettualità che vede nel giardino un luogo di riflessione culturale per un ritrovato incontro con la natura e il verde in un’ottica di sostenibilità e ridefinizione estetica.

Il giardino dell’edificio, lasciato nel corso del tempo soggetto alla caducità materiale, si palesa nella sua struttura architettonica concepita originariamente, circoscrivendo la rigogliosità spontanea nella sua mutevolezza e costruendo riferimenti altri di una ricercatezza raffinata, che si riflettono su un principio di elevazione concettuale e minimale.

Dalla sapiente ideazione di Anna Guillot – con il coordinamento di Emanuela Nicoletti – scaturisce la presentazione di una prima proposta espositiva che pone “In Dialogue” tre artisti, Ian Hamilton Finlay, Antonio Freiles e la stessa Anna Guillot, accumunati da una stessa unione di intenti, essenzialmente basata sulla componente visivo-letteraria, e da un medesimo culto del libro d’artista e delle edizioni di pregio, spinti costantemente da un’intensa e fervida esperienza artistica.

Se volessimo tracciare un ponte ideale tra le riflessioni di Finlay, Freiles e Guillot potremmo identificare la composizione di un luogo e di una superficie, quella della carta, espressi nelle fattezze fisiche e metafisiche, pensati e delimitati, ma aperti a multiformi interpretazioni.

Luogo concreto, a cui con evidenza richiama il concept del progetto, è il paesaggio verdeggiante dell’opera- giardino, costituita dall’inconsueto artista, scrittore e poeta Ian Hamilton Finlay, che nel 1966 concepì “Little Sparta” nel Pentland Hills, nei pressi di Edimburgo, e per cui viene ricordato con il soprannome di ‘artista-giardiniere’. Definito “paesaggio interattivo poetico”, il giardino di Finlay si configura in un sentiero cosparso da frammenti lapidei, ove la parola si fa scultura e il congegno vegetale traslittera in verso.

 

 

Il vivo interesse per la scrittura portò Finlay nel 1961 a fondare la casa editrice Wild Hawthorn Press, con la quale pubblicò le rare edizioni proposte in mostra e documentazioni della sua militanza nel movimento svizzero della Poesia concreta. Il mito dell’Arcadia e del neoclassicismo, intrecciati con l’idealismo giacobino e della Rivoluzione francese, convergono in versi concisi e brevi, “Saint Just’s sword and flute sit on Vincent’s chair”, “Arcadia and Sparta share a common border” e rivelano la sensibile visione immersa nel pieno di un revival antico, in relazione ad un contesto naturale variegato. “Proposal for a Temple of Apollo/Saint-Just”, edito nel 1994, è la commemorazione della figura apollinea del giacobino Saint-Juste, celebrato con l’erezione in “Little Sparta” di un tempietto sulle sponde del Lockan Ecke, reso per la versione editoriale giustapposizione fotografica del monoptero sulla sconfinata area scozzese.

Forme geometriche, dal tratto ancora una volta minimale, segnano sequenze formali di pieni e di vuoti, ritmatori di un campo visuale che determinano i fogli inediti degli anni ‘60/70 dell’artista messinese da poco scomparso Antonio Freiles, del quale Guillot, anche attraverso un saggio teorico, sollecita il recupero e la riproposizione relativa alle prove iniziali della ricca sperimentazione dell’artista. I disegni decodificano una tempèrie culturale che avvicina molto Freiles e Finlay, per quanto localmente distanti, tenendo conto tra l’altro in forte considerazione dell’indefessa produzione editoriale e del libro opera (non si può non citare, a tal proposito, la rivista “Carte d’Arte”, le varie edizioni e i numerosi progetti espositivi).

A chiudere il cerchio di una tale corrispondenza di amorosi sensi, conducendo la conversazione verso una precisa connotazione identitaria è il ciclo fotografico “Dislocamento” di Anna Guillot, opera composita di scritture e di ready-made in forma di cimeli familiari, che rimanda una storia genealogica del personale vissuto dell’artista, alla ricerca delle proprie origini e del proprio humus, riconosciuta in termini di spostamento, e allusiva anche più estesamente di trasmigrazioni e del rapporto problematico che lega l’individuo al luogo.

“Dislocata nel giardino, / dialogando di riverberi e nuovi influssi generativi, / si deposita la parola, / diletto di artisti.”

Nelle intenzioni del progetto In the Garden sono da comprendere prossime mostre e residenze d’artista che tratteranno il giardino, quale contenitore per la verifica di linguaggi specifici.

Per il finissage della mostra – dopo la riproposizione della stessa nello spazio On the Contemporary a Catania – verrà presentata una pubblicazione con interventi del teorico Luciana Rogozinski, dello studioso Paolo Emilio Antognoli e della stessa Guillot, editata da Tyche.

 

In copertina: Ian Hamilton Finlay, Proposal for a Temple of Apollo/Saint-Just, Little Sparta.