Research

I talenti di Ada Gobetti

e le iniziative a lei dedicate

dalla rete Twenties – Energie Nove

 

Il Centro studi Piero Gobetti, a Torino,  istituto culturale dedicato allo studio della storia e del pensiero politico del XX secolo, aperto ai cittadini, agli studiosi e soprattutto ai movimenti giovanili, con sede presso la Casa di Piero e Ada Gobetti, oggi diretto da Pietro Polito, fino al 19 maggio, in occasione dei 120 anni dalla nascita di Ada Prospero Marchetti Gobetti, ha ricordato la donna, giornalistatraduttrice e partigiana italiana, attraverso letture, interventi, passeggiate ed eventi musicali, concentrandosi soprattutto sul suo impegno, come donna, durante la Resistenza.

Il ricordo della donna che già nel ‘900 riuscì a parlare una lingua limpida, chiara e contemporanea ai giovani di oggi, si inserisce nel progetto biennale Twenties Energie Nove, nato dal desiderio del sopracitato Centro di avvicinare le nuove generazioni alla storia del nostro Paese attraverso, appunto, iniziative speciali. Il progetto, sostenuto da Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando Open2Change e coadiuvato dal presidente di Officine Culturali Francesco Mannino, associazione fondata nel 2009 a Catania e da Giulia Menegatti, è stato suddiviso in due fasi. La prima delle quali è stata una call to action che ha coinvolto le associazioni culturali under 35, comprendendone necessità e bisogni, e dalla quale è stato possibile avviare forme di dialogo e collaborazione. A questa fase sono seguiti incontri online e momenti di scambio, protagonista del quale è stato il valore della cultura e le sue pratiche nell’epoca odierna. Per celebrare due delle figure del Centro studi sono state organizzate rassegne di eventi: nel 2021, in occasione del 120esimo anno dalla nascita di Piero Gobetti, e nel 2022, per i 120 anni dalla nascita di Ada Prospero Marchesini Gobetti,

Tra le iniziative, particolare interesse va riposto verso l’amore e il forte interesse di Ada Gobetti per la musica; prendendo spunto da questo, all’interno del progetto è stato inserito l’evento dal titolo Ada e la musica, nel circolo Arci Anatra Zoppa, tre incontri inseriti nel music form lab Timpani, un format che crea una dimensione di ascolto e confronto musicale del tutto alternativa e collettiva. Alle attività ha partecipato un pubblico tra i 18 e i 36 anni.

 

 

Direttore del Centro Studi Piero Gobetti di Torino – Pietro Polito

 

Come nasce la volontà di dar vita ad un progetto che avvicini la nuova generazione alla storia del nostro paese?

Mi piace rispondere con le parole di Vittorio Foa: “Conoscere è indispensabile, ma non esaurisce in sé i valori; da sola la conoscenza può anche fornire strumenti di sofferenza e di morte. Il sapere ricevuto non è sufficiente a dare un senso alla nostra azione. Forse nelle cesure della comunicazione intergenerazionale conta anche il modo di raccontare: se i ricordi si presentano come ornamenti, i giovani hanno molte ragion per rifiutarli. Non li si aiuta ad affrontare i mali di oggi dando loro come modello l’antifascismo di ieri. Li si può invece aiutare dando loro ampia fiducia nella capacità di trovare i mezzi idonei a risolvere i problemi della vita di oggi. […] Che cosa potrà dire allora ai giovani un vecchio come me? Solo esprimere la fiducia nella loro capacità di affrontare questa insicurezza, purché sappiano pensare insieme all’oggi e anche al domani”. Ecco penso che l’avvio di un colloquio tra le generazioni sull’eredità della tradizione culturale, di cui il Centro studi Piero Gobetti è l’espressione, per essere fecondo deve evitare la retorica delle celebrazioni, le liturgie, antiche e nuove, le commemorazioni ufficiali e di maniera, le versioni canoniche, i riti e la stanca ripetizione di formule, che sovente si rivelano approssimative e rassicuranti, pure, se non soprattutto, quando queste provengono dagli specifici cultori del ramo. Al tempo stesso il confronto non deve temere la polemica se volta all’approfondimento critico, a una migliore conoscenza degli eventi e alle loro interpretazioni.

 

In che modo pensa che i giovani di oggi possano essere sensibilizzati attraverso l’esempio di vita di una donna che si è impegnata nella prima metà del ‘900 affermandosi in opposizione al sistema?

Diceva Ada Gobetti: “In realtà i giovani non contestano i maestri, ma vogliono che essi siano veramente tali e che la loro autorità non derivi da vincoli formali bensì dalle loro qualità morali”.  Ada può essere indicata come una maestra ai giovani per un vincolo non formale ma morale. La sua  autorevolezza proviene da una creatività spirituale e da una ispirazione profonda e il suo esempio ci consente di richiamare i tratti fondamentali che caratterizzano (dovrebbero) la “figura del maestro” che oggi è in crisi proprio perché nel tempo è stata declinata secondo un modello prevalentemente maschile. Le maestre e i maestri possono interessare i giovani solo a tre condizioni: 1. che non ci si limiti a dire che cosa si deve o non si deve fare e che si faccia effettivamente ciò che si dice di fare; 2. che non si pretenda che le allieve e gli allievi siano degli imitatori e ripetano meccanicamente una lezione imparata a memoria; 3. che si sappia sollecitare la loro crescita e la loro creatività. Detto in breve, che il rapporto educativo sia fondato sulla libertà e sullo spirito critico.

 

Pietro Polito e Francesco Mannino

 

Presidente Officine Culturali, Catania – Francesco Mannino


Come nasce la collaborazione tra il Centro Studi Piero Gobetti e Officine Culturali?

Grazie all’iniziativa “Open2Change” di Fondazione Compagnia di San Paolo, il Centro Studi Piero Gobetti e Officine Culturali si sono conosciuti e piaciuti, valutando positivamente l’ipotesi di una collaborazione. L’idea di fondo era semplice: un Centro Studi novecentesco che sente l’urgenza di dotarsi di strategie per “traghettare” il proprio straordinario patrimonio culturale e politico nel XXI secolo, trovando linguaggi e alleati per metterlo a disposizione dei nuovi abitanti di questa nuova era, trova in Officine Culturali un compagno di viaggio per ragionare, programmare e sperimentare il percorso. Officine, che tutto sommato con i suoi 13 anni di vita è una organizzazione giovane e che con ragazze e ragazzi lavora intensamente da tanto tempo, si è data disponibile con entusiasmo, anche per poter godere nella collaborazione di quel patrimonio di competenze e saperi e allo stesso tempo sperimentare nuove strategie e nuove pratiche, anche in una città tanto diversa da Catania, qual è Torino.

In quest’ottica le due organizzazioni hanno lavorato con il progetto Twenties.Energie Nove sul coinvolgimento delle associazioni e dei gruppi informali di ragazze e ragazzi impegnati in azioni artistiche e culturali, adottando più un metodo di co-creazione che di committenza. È stata, ed è, certamente una sfida grande, ma alcuni risultati fin qui ottenuti sembrano alimentare quella idea, e confermarne la fattibilità.

 

Quali sono le attività culturali proposte da Officine Culturali in merito al progetto e in che modo ha visto i giovani essere parte attiva di esse?

Con il Centro Studi Piero Gobetti abbiamo concordato una collaborazione che prevedesse per Officine Culturali un ruolo di accompagnamento del percorso, in un gruppo di lavoro condiviso che seguisse la navigazione del progetto Twenties. Energie Nove. Officine sta lavorando anche al piano di audience development, forte di esperienze pregresse in termini di approcci innovativi per il rapporto con pubblici partecipanti della cultura: un invito – partito dalla UE e veicolato in Italia da organizzazioni come Fondazione Fitzcarraldo e Fondazione Compagnia di San Paolo – a non rivolgersi sempre agli stessi pubblici “forti”, quelli che presidiano regolarmente le proposte degli enti culturali, ma anche di interrogarsi sulle ragioni della bassa o nulla partecipazione culturale. Officine Culturali ha anche collaborato attivamente alla comunicazione di progetto, importante per ampliarne l’efficacia sul territorio nazionale.