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FANGO vol. 2

Adalberto Abbate/ Franko B/ Filippo Berta/ Mario Consiglio/ Regina José Galindo/

Sandro Mele/ Calixto Ramírez/ Moussa Sarr/ Lorenzo Scotto Di Luzio/ Santiago Sierra/ Francesco Simeti

a cura di Adalberto Abbate

Grimmuseum – Berlino, Germania

 

Cos’è Fango? Forse ai più è sconosciuto questo aggettivo qualificativo. Si, proprio aggettivo. In Sicilia e nello specifico a Palermo, città che ha ospitato il primo volume di FANGO presso Spazio Rivoluzione, questo aggettivo sta ad indicare tutti quelli che compiono azioni ingiuste, riprovevoli, subdole, perfide e misere. Tutto questo viene indicato soltanto con: “Sei un fango!”. Una pozza torbida di acqua e terra. Tutto ciò che viene a specchiarsi è un’immagine impiastricciata e corrotta. Questa immagine, come lo stesso aggettivo, trasmette perfettamente la condizione sociale globale.

In una società alterata dal malaffare, dalla corruzione, dalle ingiustizie che assoggettano in particolar modo diverse aree del pianeta. Il gruppo FANGO, rinnovato e ampliato, vede diversi protagonisti riuniti ed accomunati da un unico interesse, ovvero far riemergere e risvegliare la coscienza collettiva, grazie ad “una riflessione priva di ipocrisie, in cui le prevaricazioni politiche ed economiche mostrano il loro volto senza censure e inutili perbenismi”.

Il Grimmuseum di Berlino ospita la seconda tappa del gruppo FANGO, ormai consolidato e riconosciuto per la qualità e l’estrema chiarezza nell’affrontare temi attuali e molto spesso volutamente occultati. Adalberto Abbate, Franko B, Filippo Berta, Mario Consiglio, Regina José Galindo, Sandro Mele, Calixto Ramirez, Moussa Sarr, Lorenzo Scotto di Luzio, Santiago Sierra e Francesco Simeti portano, con una nuova spinta propulsiva, una evidente evoluzione del primigenio progetto, cercando di formare un vero e proprio nucleo aggregativo, in cui marcatamente le diverse provenienze geografiche e culturali degli artisti con notevole varietà di tecniche e ricerca estetica, “si impegnano a descrivere e raccontare l’orrore/errore dei propri luoghi d’appartenenza, affondando le dita in quel fango contemporaneo che riguarda tutti noi”.

Quelle in mostra fino al 2 marzo al Grimmuseum di Berlino sono opere eterogenee che aprono a tutti noi scenari globali perfettamente riconducibili nella quotidianità di tutti. Con molta chiarezza le opere trasmettono il vacillante stato globale della società: bambini intenti a preparare giocosamente delle molotov (Adalberto Abbate, Benzin, 2019), un semplice filo di lana rossa cucita su un foglio di carta che con apparente delicatezza contesta l’attuale stato democratico (FRANKO B, Fuck your democracy, 2018), un video in cui dei lupi sono intenti a contendersi il territorio e ad attaccarsi l’un l’altro mentre sul terreno una bandiera italiana giace malconcia (Filippo Berta, Homo Homini Lupus, 2011), uno stencil nero che ritrae metà della penisola italiana, dall’Abruzzo sino la Sicilia, riproposto negli altri versi, creando un simbolo ben preciso, un’Italia alterata sotto forma di una svastica (Mario Consiglio, Italia, 2009-2019), una donna che fugge inseguita da un carro armato, un video eloquente che riflette sullo stato politico di alcuni paesi (Regina José Galindo, La Sombra – The Shadow, 2017), un uomo che camuffa la sua identità celandola sotto mentite spoglie, non più uomo ma sedile d’autore, da soggetto ad oggetto occultato (Sandro Mele, Birders, 2019), una scritta “lavoro” apposta su carta e sostenuta “precariamente” da attrezzi da lavoro (Calixto Ramirez, Lavoro, 2014), un uomo che indica con un peso al polso, l’accusa che permea dallo sguardo e dalla mano severa, il grido sordo e l’attacco muto alle istituzioni (Moussa Sarr, J’accuse, 2011), il volto riproposto di una donna, un feticcio che subisce la penetrazione di forme falliche che l’attraversano e aprono nuovi orifizi: dalla bocca, dall’occhio e dall’orecchio, cercando di essere accomodante in tutto e subire tutto (Lorenzo Scotto di Luzio, Try to be more accomodating, 2019), un nugolo di rapaci che sovrasta una spiaggia e primeggia su di una scogliera, mentre la moltitudine di sguardi fissa una gabbia ricolma di ossa, un’immagine sempre più aderente ad una realtà che mette a nudo lo stato della società che è disposta a fare di tutti per bisogno di denaro (Santiago Sierra, Cubo de carroña, 2015), delle leziose cornicette disegnate, come porta fotografie dal gusto retrò che espongono momenti di tensioni tra le forze dell’ordine e rimostranti in corteo, la conferma del dissesto sociale e culturale (Francesco Simeti, Print Room, 2001).

Copertina: CALIXTO RAMIREZ, LAVORO, 2014, acrilic on paper, diverse object