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FABULA

Le favole solide di Luisa Elia

 

Fabula: una narrativa che cela al suo interno la storia di una vita fatta di altre vite. Un viaggio che racconta radici e nuove corrispondenze, materiali mutevoli come le nostre esistenze e colori con i quali identificarsi. Questi gli elementi che compongono Fabula, la mostra personale di Luisa Elia che si è da poco conclusa a Milano presso Art Studio Finestreria a cura di Claudia Ponzi.

 

Fabula racconta attraverso una serie di opere il vissuto artistico e personale dell’artista Luisa Elia. Dalla città di Lecce, a metà degli anni Ottanta, si trasferisce in quella che diverrà la sua prima abitazione meneghina: una casera ottocentesca sita nel “burg de furmagiàtt”, corso della vecchia Milano in zona Porta Ticinese, popolato al suo arrivo dalla ligéra, la mala milanese. In questo quartiere Luisa Elia entra a contatto con un microcosmo composto da artisti e poeti con i quali crea preziosi sodalizi e amicizie; tra queste quella con il fotografo Johnny (Giovanni) Ricci, a cui questa mostra è dedicata.

 

UN PERCORSO CONDIVISO

Fabula è dunque un percorso identitario. I lavori presenti in mostra fanno parte di quella produzione artistica sviluppatasi nel tempo in cicli di opere che per mezzo di materiali, tecniche e sperimentazioni giocano e si relazionano con lo spazio, il vuoto e l’ombra. Ci troviamo di fronte ad opere che analizzano in modo anticonvenzionale il concetto di installazione e di scultura e raccontano la sequela artistica di una donna e dei suoi luoghi identitari, le radici pugliesi ed il suo vissuto lombardo.

Un viaggio – quello della Elia – documentato con regolarità dalla delicatezza dello sguardo del fotografo Johnny Ricci, insieme ad Annalisa Guidetti. Potremmo dire: una ricerca visiva nella ricerca artistica. Ricci con il suo obiettivo ha infatti raccontato molti importanti momenti dell’arte arte contemporanea specie di quella milanese.

 

MATERIA: SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE

La materia organica ed il tema della natura sono i due elementi che caratterizzano In fieri (2012/2020), l’istallazione (tecnica mista) dove la terra della campagna leccese ricopre le piccole costruzioni sospese nel vuoto ed evoca il tema della natura “madre” delle origini. L’artista utilizza l’istallazione come mezzo votivo, attraverso il quale entra in contatto e riflette su vita e morte. La terra è prelevata dalla stessa artista da un luogo del Salento denominato Le tre colline ed offre una tavolozza di colori che vanno dal giallo al rosso.

 

 

Nelle istallazioni Rime petrose e Cum grano salis emerge la formazione di Luisa Elia, laureata in Lettere Moderne. In questo caso pone l’attenzione sulle suggestioni prodotte dalle parole, sia nella forma e composizione sia nel significato.

Rime petrose (2021) è un istallazione – posta sul pavimento – composta da 15 forme scultoree dai toni dell’ocra e realizzate in materiale gommoso; su ognuna è riportata in rilievo una parola che compone una breve lirica in dialetto leccese: Stau settata e sia ca ballu e lu niuru me pare giallu (Sono seduta ma mi sembra di ballare e il nero mi pare giallo). Il materiale in questo caso gioca un ruolo primario: la robustezza e pesantezza della pietra è solo apparente, al tocco ogni forma svela leggerezza e morbidezza. La lettura della lirica pone lo spettatore alla ricerca di un significato, di una connessione possibile tra le parole ma anche di una interpretazione linguistica. Attraverso un complesso procedimento la gomma viene utilizzata, come dichiara l’artista, per dar vita a icone mobili.

 

Rime petrose, 2021, fusioni in gomma e inchiostri, dimensione varabile

 

Cum grano salis. Il titolo di questa serie proviene dalla locuzione tradotta letteralmente “con un granello di sale”, espressione attribuita allo scrittore latino Plinio il Vecchio. L’istallazione a parete è infatti ricoperta di sale e dunque l’elemento naturale è utilizzato sia come metafora sia come elemento simbolico di saggezza; ma anche in relazione al suo utilizzo, dai primordi della civiltà, in ambito religioso, mistico e naturalmente commerciale.

 

 

I PIENI E VUOTI

A chiudere il ciclo delle gomme: Puncta. Iniziato nel 2008 e titolato da Luisa Elia Alfabetagommadelta. Il vuoto è, ancora una volta, l’elemento di raccordo della ricerca della Elia. All’interno dell’ascensore della Finestreria sono inseriti in modo quasi ludico i Puncta che segnano e accompagnano il visitatore nello spazio superiore della mostra; proposti come una costellazione di forme e cromatismi.

 

Puncta (2020/2023).

 

La casa occupata (1998) è un dittico che appartiene a una serie di sculture a parete degli anni Novanta. Il cromatismo rimanda al tipico colore delle case milanesi; il giallo, infatti, è il colore che venne scelto sul finire del Settecento (sotto il dominio austriaco di Maria Teresa) per i prospetti delle case della città e insieme al rosso dei mattoni e delle tegole compone precise e riconoscibili cromie. L’istallazione allude a quel paesaggio urbano presente nei ricordi dell’artista al suo arrivo a Milano.

 

La casa occupata (1998). 48x63x7 cm.

 

La personale di Luisa Elia ha come titolo il nome dell’istallazione Fabula. La composizione, realizzata in tecnica mista, è una costruzione dinamica che si snoda attraverso quattro moduli diversificati. Si tartta di una successione ritmica pieni e vuoti, parti in luce e ombre che potenziano la complessità delle forme. Fabula fa parte di una serie di lavori ideati dal 2001 al 2006; domina dall’alto la prima sala di Art Studio Finestreria e pare – in maniera enigmatica – dar vita ad una struttura zoomorfa.

 

 

UNA RICERCA VISIVA NELLA RICERCA ARTISTICA

Completano il percorso altre sculture e ceramiche accostate ad alcune immagini fotografiche eseguite dal Johnny (Giovanni) Ricci scomparso nell’ottobre 2022 al quale la mostra è dedicata.

Sono immagini in bianco e nero, ritratti rubati o ragionati, che offrono un ulteriore racconto sul vissuto personale e artistico di Luisa Elia e ci regalano la possibilità di conoscere meglio il lavoro attento e unico di uno dei massimi fotografi d’arte contemporanea del nostro tempo, capace in un solo scatto di “dare luce” alla complessità di un opera d’arte.

 

 

Tutte le immagini sono courtesy dell’artista e di Art Studio Finestreria.

 

 

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