Art

Oh, i am just visiting – Fabrice Bernasconi Borzì

 

La transitorietà dell’esistente aleggia depositato all’interno del BOCS. Lì, eretto, si mostra davanti agli occhi del visitatore, straniato dalla sua presenza, una forma oggettuale dalla non semplice interpretazione, come misteriosamente appariva il monolite nero ai primati nella pellicola kubrickiana.

E se dallo spazio proviene l’affascinante David Bowie che si reca sulla terra soltanto per una visita, esclamando in The Man Who Fell to Earth Oh, i am just visiting, allo stesso modo Fabrice Bernasconi Borzì presenta la sua personale, con la quale riapre al pubblico l’artist run space siciliano. Con i testi di Giulia Papa e Gianluca Lombardo, la mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre 2022.

Solo in un secondo momento è possibile ravvisare il sembiante reale che viene rilevato dal vicino porto, appena accanto ai torreggianti silos con i quali è accomunato da una simile matrice segnica.

Epifania scultorea, il parabordo, corpo elastico posto come protezione per le imbarcazioni, giace indisturbato dal suo originario contesto marittimo, in cui viene ripetutamente sfregato dalle sollecitazioni motorie degli urti e si eleva a simbolo di un gioco ironico. Immobile, rigonfio, abita l’ambiente che lo ospita, riempiendolo con il suo profilo effimero.

La volontà spregiudicata dell’artista di parodiare il virtuosismo linguistico tradizionale, da dove si affranca con impegno ossequioso nella realizzazione di un manufatto inevitabilmente destinato a perdersi, conduce a privilegiare il processo, documentato in un lungo video che mostra l’ingente fatica fisica e muscolare attraverso la quale Fabrice registra i passi dell’azione del rigonfiamento. Come un soldato, marziale, avanza verso la sua impresa.

L’oggetto-opera, assemblato in materiale PVC, è il risultato di una filosofia dell’insensatezza. Portare avanti con prodigioso sforzo la precarietà dell’equilibrismo annulla il raggiungimento di un fine, per quanto lo scopo è essenzialmente il tempo del riempimento. Esiste una correlazione tra la dilatazione dei muscoli e l’espansione del gonfiabile, quasi l’artista divenisse un tutt’uno con il suo prodotto. E tale coincidenza non è altro che il pensiero del fare arte che si congiunge a un atteggiamento nei confronti della vita. Prendere sul serio scherzosamente la pratica artistica, di modo che si possa creare una costituzione di significato. Essere eroi soltanto per un giorno, che è caduco in egual misura al momento dell’impresa stessa, agli oggetti che vengono edificati. Il passaggio temporaneo dell’elemento artistico durante il periodo della sua sopravvivenza si affianca al percorso dello spettatore, che disturbato dal suono fischiante della pompa, vagamente memore del rumore dell’attracco di una nave, constata la brevità della vi(si)ta.