Editoriale

Mi è sembrato che parlasse

 

La stanza è buia e bisogna attendere al suo interno, senza essere a conoscenza di cosa potrebbe accadere, di chi potrebbe arrivare. Sembra eterno, un tempo inutile, incalcolabile, un’attesa asfissiante, come il buio che c’è attorno. E così, mentre non è possibile neanche sentire muovere le lancette dell’orologio, il cervello inizia quel gioco folle e pericoloso di immaginare vedute, immagini, volti, un po’ come quando non si riesce a prendere sonno e si vaga con la mente, persino in posti sconosciuti. È un gioco pericoloso perché può illudere, può fare desiderare qualcosa che non è possibile avere o perché non è più possibile tornare indietro.

Spunta il mare, una linea di terra e la ringhiera di una balconata: un posto insolito, non particolarmente riconoscibile, persino in una giornata un po’ grigia e ventosa, come suggeriscono le nuvole e le onde. Lo scorcio inizia ad aprirsi e inquietante sbuca un occhio spalancato che fissa, osserva e studia senza mai chiudersi un istante. Accidenti è l’opera di Adriano La Licata (Palermo 1989).

 

Adriano La Licata, Accidenti, Archival inkjet print on Fine Art Baryta paper, 120x80cm, 2023

 

Non è la prima volta che l’artista sbuchi all’interno di una sua opera, anzi, è proprio una delle principali caratteristiche, è ciò che determina quella dualità dell’essere osservatore e osservato, grazie alla quale l’opera vive su più dimensioni. Una fra queste è sicuramente quella fisica, rappresentando l’oggetto, ma che alle spalle sta già celando un universo di significati conturbanti e capaci di alterare il valore stesso dell’osservare l’arte. O sbaglio?
A.L.L.: Non sbagli! Mi piace pensarmi come un catalizzatore per strane combinazioni e ambiguità. La mia presenza parte dal concetto di osservatore, osservato e l’azione stessa dell’osservazione.

La percezione è quella di essere in uno strano sogno dove il proprio corpo può non essere percepito, ma può essere visto dall’esterno. In questo modo cambia la considerazione di noi stessi e del nostro posizionamento nel mondo. Cambiano le coordinate, le prospettive, gli orizzonti, ma soprattutto i valori e significati.

A.L.L.: Il corpo è una soglia formale e astratta. Tramite il corpo possiamo riflettere sul limite tra interno ed esterno. Essere presente nell’opera significa analizzare e mettere in discussione il mero io. L’osservatore diventa osservato e la divisione tra interno ed esterno cade.

Si tratta di superare un confine senza la propria consapevolezza, ma soltanto tramite il volere dell’artista. D’altronde in ogni opera d’arte ricerchiamo qualcosa di simile a noi stessi. Qui la cosa più simile a noi stessi è qualcuno che osservi. Adriano La Licata, tramite la presenza parziale del proprio corpo impone una relazione con l’opera d’arte, impedisce di sfuggire all’attenzione di cui l’arte necessita e genera una nuova modalità giocosa per analizzare ciò che appartiene al mondo.

A.L.L.: Si, è proprio con l’atteggiamento giocoso e anarchico che l’opera permette di sovvertire l’ordine e comprendere meglio la sottile linea che separa le cose. In questo modo tra la dimensione surreale e reale faccio da specchio alle relazioni sociali e umane, dove è contemplata la follia, il dolore, la nostalgia, l’ironia, andando oltre la semplice autoreferenzialità e attraversando le relazioni visive per trasformarle in nuove aperture.

Effettivamente ormai l’arte contemporanea è stracolma di immagini che non aprono a nuove riflessioni e ad originali ricerche. Sembra di avere davanti un appiattimento visivo e concettuale, non si sente più la responsabilità critica dell’artista –basti pensare alle opere d’arte realizzate dall’AI– e così sembra sparire.

A.L.L.: Ma in realtà l’artista c’è sempre. Tanto vale giocare con questa figura, farla sporcare, investigare i suoi limiti e anche metterla in discussione.

Sono d’accordo, ma è ciò che pian piano sta svanendo. L’arte sembra catturare più quando è asettica e apatica che quando è in grado di generare una relazione. Più si è distaccati da qualcosa e più si risulta seri, professionali.

A.L.L.: La serietà non mi sembra che oggi coincida con la professionalità o con la sapienza. Piuttosto trovo saggezza nel sorridere, nel giocare e nell’ironia della vita e della morte.

Forse sta qui il problema: voler apparire seri. L’artista dovrebbe smettere di prendersi sul serio. Dovrebbe tornare alla purezza del fare arte, al disinteresse nei confronti del personaggio creato. Tornare alle necessità. Forse persino a ironizzare su se stesso, come sembra che tu faccia.

A.L.L.: A me piace scherzare con la mia figura e con l’idea che ho di me. Giocare e non prendermi sul serio è importante per arrivare più intuitivamente a ricerche e formalizzazioni. Se mi prendessi troppo sul serio le raggiungerei con molta più fatica. Se questo crea un sorriso, sono più felice.

 

Poi di nuovo il buio con un’immagine nella mente: la veduta di un luogo che non conosco, dalla quale appare l’occhio dell’artista.
Sembra di averci parlato.

Accidenti di Adriano La Licata è un’opera in cui è contenuto uno sguardo apparentemente serio –quello dell’artista– ma che pone tutto sul gioco fra i ruoli dell’osservatore e dell’osservato. L’immagine risulta non essere mai stata catturata, rientra in quella sfera appartenente al sogno, una sorta di allucinazione che permette di accedere all’opera, senza sforzi articolati che non raccolgono nessun significato. I piani si articolano autonomamente fra interno ed esterno, come in ciò che avviene davanti e dietro al sipario. È proprio qui che Adriano La Licata attiva quel processo ludico che da sempre sprona verso la scoperta, al divertimento all’immaginazione. Sarà per questo che è sembrato che parlasse.

 

BIO

Adriano La Licata nasce nel 1989 a Palermo, dove oggi vive e lavora. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2012. Nel 2015 partecipa ad un workshop sulla performance art presso l’Headlong Performance Institute di Philadelphia, US. Nel 2016 conclude il Master of Fine Arts presso Avans University of Applied Sciences, nel dipartimento di AKV | St. Joost Academy a Den Bosch, in Olanda. Tra le esposizioni: Let’s Sleep Together. Curata dagli artisti Mischa Doorenweerd and Willem De Haan, Kracker Tilburg, Tilburg, NL, 2023. LaLicata-Scelsi, Galleria Oro, Palermo, IT, 2022. Kontext Beuys, Curata da Alessandro Pinto, Haus Der Kunst. BAM 2022 (Biennale Arcipelago Mediterraneo), Palermo, IT, 2022. Shoøt (mostra personale), curata da Alessandro Pinto, Atelier Am Eck, Düsseldorf, DE, 2019. MANIFESTA12, Stadtmuseum, Düsseldorf, 2019. Un ponte sul Mediterraneo, Fondazione Merz, Torino, 2009.