Editoriale

Rigeolocalizzare la purezza della quotidianità

 

Non sempre è possibile valutare la quotidianità in senso positivo, specialmente se si tiene in considerazione il tempo in cui viviamo o più precisamente il ritmo che lo definisce. La società contemporanea vive ad un ritmo elevatissimo, non dettato esclusivamente dalla galoppante evoluzione tecnologica, che ne implica un dover rimanere al passo, creando così una corsa disperatamente e illusoriamente parallela dell’evoluzione umana, bensì dagli impegni. Ormai è empirico: più impegni si hanno in una giornata, più si dimostra la propria presenza al mondo (e a se stessi, aggiungerei). Il giorno non è più suddiviso in ore, ma in riunioni, call, video conferenze, email, pranzi e cene di lavoro, sprofondando inesorabilmente nell’annullamento della differenza fra la notte e il giorno. E non è un caso se la frase precedente inizi con “il giorno” e termini con “il giorno”, perché questa è l’era del “sempre giorno”, dove le toniche naturali del paesaggio sono state soppresse dai clacson, dai campanelli degli ascensori e dalle suonerie degli smartphone; dove il nostro livello di attenzione è disperatamente inferiore a quindici secondi.

 

In questo scenario devastante – e devastato – Floriana Romeo (Palermo 1994) rigeolocalizza la purezza della quotidianità in un dipinto di poetica delicatezza dal titolo Primavera in fasce (2023), interrompendo il moto continuo delle lancette della società ed edificando un ideale centro universale di armonia e pace interiore.

Una giovane donna riposa con viso sereno su un letto adiacente all’angolo di una stanza della quale non è dato sapere nulla, ma sulla quale è possibile intuire e ipotizzare alcune caratteristiche che vengono in aiuto all’esame del dipinto. Senz’altro è una scena strettamente connessa alla quotidianità, ma che si sottrae all’idea del giorno scandito in ore o impegni, restituendo l’atmosfera della pura quotidianità. Non più routine in cui il tempo accelera, ma istante assoluto nel tempo. Potrebbe essere mattino, potrebbe essere pomeriggio, non è dato saperlo seppur intuibile che da una finestra frontale, invisibile all’occhio dell’osservatore, penetri una luce morbida, delicata, che non ha intenzione di svegliare, ma di coccolare. È la luce della primavera che qui si manifesta metaforicamente con la coperta che abbraccia la giovane donna, decorata dai fiori di limonium che riposano accanto alla donna, ma che la primavera è pronta a risvegliare. Come se la natura si facesse madre che abbraccia.

Riecheggia nell’atmosfera di questa apparente casa di campagna un’aria di solitudine. Un cuscino mantiene la forma della testa di qualcuno, una persona che non vediamo e che qui viene sostituita dai fiori di limonium, famosi per decorare i cimiteri. Immediatamente è possibile ricollegarsi ad Untitled (billboard of an empty bed) di Félix González-Torres, opera di maestosa eleganza e delicatezza dedicata alla scomparsa del compagno dello stesso artista. Così, in un attimo, il dipinto di Romeo acquisisce un sapore nuovo, fatto di malinconia e di vuoto, mentre la mano della dormiente rimane gelata in quell’attimo di tempo quotidiano intenta ad afferrare la mano di chi non c’è più. «La pittura è diventata per me l’elaborazione del lutto e il tema della perdita mi permette di imprimere per sempre immagini e simboli per omaggiare il ricordo» afferma l’artista palermitana. Poi aggiunge «Nonostante questo non ho una visione negativa della solitudine, è un momento di introspezione.»

Sullo sfondo un quadro raffigurante delle ninfee diventa finestra su un paesaggio di quiete, un luogo interiore, in realtà, dove ritrovarsi nei profumi, nei suoni, nella luce e nei colori. Eppure, gli stessi colori del quadro, si cedono alla stanza, scivolando oltre la tela nella tela e avvolgendo la donna che riposa con la quale avviene questo scambio continuo di sentimenti ed emozioni rese col colore.

In un gioco in cui bisogna rintracciare gli opposti nell’arte tramite elementi comuni, non sarebbe esagerato il confronto fra il celebre dipinto della camera ad Arles di Vincent Van Gogh e Primavera in fasce di Floriana Romeo, dimostrazione di come una stanza personale, fatta di ricordi e solitudine, possa manifestare significati differenti, rivelando l’intimità della propria quotidianità.

 

 

Floriana Romeo, Primavera in fasce, 2023, olio su tela, 100x120cm

 

BIO

Floriana Romeo nasce a Palermo l’11 dicembre 1994. Consegue il diploma di I  livello in Didattica dell’arte e il diploma di II livello in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Nel 2023 espone a Palermo nella mostra tripersonale Giorni fragili da Spazio If  e nella collettiva “[…] se qualcuno vi chiede l’odore del muschio, sciogliete i vostri capelli e dite: è così. ZAN ZENDEGI AZADI” al Museo Riso.