ArtInterviews

Gli algoritmi della sperimentazione

 

Dialogando con Angelo Demitri Morandini scopriamo quanto il lavoro dell’artista possa essere complesso, ragionato, differenziato e come non ci sia limite ai mezzi quando la ricerca si fa espressione.

 

Una personalità decisamente poliedrica quella di Angelo Demitri Morandini (1975). Filosofo, informatico, ricercatore, è un artista concettuale multidisciplinare concentrato sul linguaggio e la manipolazione e l’impatto che questi elementi provocano nelle relazioni sociali che si impegna a “mappare”, ricorrendo a codici comunicativi innovativi, come geografie invisibili tra anime dialoganti desiderose di partecipare attivamente al processo creativo. “Angelo Demitri Morandini – Tele sociali”, progetto a cura di Gabriele Lorenzoni realizzato al Museo dell’Alto Garda – MAG in collaborazione con il Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto nel 2022, ne è l’esempio concreto.

Lo stesso tracciare artistico ha portato Morandini a viaggiare fisicamente e metaforicamente tra Skopje, in occasione della OSTEN Biennal of drawing del 2022, Beijing, per il Festival Art Nova 100 che vede esposto il video premiato alla 16° edizione dell’Arte Laguna Prize di Venezia, e l’Italia, disegnando un percorso ricco e fluttuante, proprio come il suo Dante, fulcro della personale allestita tra gli spazi della Galleria Contempo di Pergine Valsugana che rappresenta l’artista dal 2019.

 

Studio view, “Angelo Demitri Morandini – Tele sociali”, Caldonazzo, novembre 2022. Photo credit and courtesy of Angelo Demitri Morandini.

 

Angelo, la tua formazione si presenta come una costellazione di discipline apparentemente distanti – dalla filosofia all’informatica e le nuove tecnologie –, in che modo traduci questa pluralità di voci in identità artistica?

Fondamentalmente, mantenere la pluralità di voci e interessi può rappresentare una sfida. Per farlo credo sia necessario esplorare costantemente nuovi campi e discipline, cercando di trovare prospettive e connessioni inedite tra diverse aree, che aprano a soluzioni creative originali. Questo richiede di essere aperti all’esperimento e alla sperimentazione di stili e tecniche differenti, mantenendo al contempo una propria visione artistica distintiva, per sviluppare una coerenza e un’autenticità ancora maggiori nell’espressione individuale.

 

Osservando la tua vasta produzione emergono chiari riferimenti all’Arte Concettuale, a quella Cinetica e persino ai gruppi di artisti che, nel tempo, hanno indagato la parola non solo in quanto messaggio ma anche, citando McLuhan, come medium. Ce ne puoi parlare?

Ugualmente, l’Arte Concettuale, l’Arte Cinetica e l’arte basata sulla parola sono espressioni artistiche che hanno avuto un impatto significativo sulla storia dell’arte e che continuano ad influenzare molti artisti contemporanei. La prima si concentra sull’importanza dell’idea o del concetto dell’opera d’arte, rispetto alla sua realizzazione fisica. La seconda, fortemente influenzata dalla scienza e dalla tecnologia, si basa sull’uso del movimento e dell’illusione ottica per creare opere che sembrano muoversi o cambiare forma. Infine, l’ultima si fonda sull’uso della parola scritta o parlata.

Ciascuna di queste a suo modo mi affascina e ha in comune un interesse per l’idea intesa come nucleo artistico e l’uso di media non tradizionali per comunicarla. Gli artisti che attingono da queste fonti possono combinare diverse tecniche e approcci dando vita ad opere che sperimentano con l’idea, il movimento e la parola come medium artistici.

 

Focalizzando l’attenzione sull’aspetto cinetico del tuo lavoro, le macchine che realizzi hanno un fine generativo. Dove si inserisce la figura dell’artista creatore in questo processo e quanto invece quest’ultimo viene influenzato dal caso, sempre che di aleatorietà si possa parlare.

Creo opere cinetiche che si muovono attraverso l’interazione tra meccanica, luce e suono. Utilizzo le macchine come strumento creativo, progettando e costruendo i meccanismi che le animano e scegliendone l’aspetto estetico e le caratteristiche. Tuttavia, il loro movimento dipende anche dalle condizioni esterne e dall’impatto con l’ambiente circostante, ciò significa che il risultato finale può essere casuale. Esempio di come il processo creativo tra controllo e aleatorietà possa portare a risultati inattesi un video diventato virale su Instagram di una mia macchina cinetica, che ha generato un acceso dibattito di oltre 900 commenti incentrati sul concetto di arte e su cosa essa sia. Il filmato in questione era stato ripreso durante la mia mostra/ricerca EX MACHINA presso la Galleria Contempo nel 2022, curata da Gabriele Salvaterra.

 

Exhibition view, “Ex Machina” a cura di Gabriele Salvaterra, 2022. Galleria Contempo, Pergine Valsugana (TN), 8 ottobre – 8 novembre 2022. Photo courtesy of Galleria Contempo

 

Si è fatto cenno al linguaggio che tu esplori nelle sue manifestazioni più svariate: dai materiali propri della scrittura – quali penne e inchiostri che simulano in tutto e per tutto sia il processo mentale che l’atto fisico – alla forma più impalpabile del dialogo. Che valore ha per te la parola?

Kafka ha detto che “un libro deve essere l’ascia per il mare congelato dentro di noi”. Questa citazione suggerisce che la parola ha il potere di scatenare emozioni e di cambiare il modo in cui vediamo il mondo. Nella mia pratica artistica dedico particolare attenzione alla parola e al suo potenziale come mezzo espressivo, esplorandola in tutte le sue forme, manipolandola e cercando di connetterla ad altri concetti come la relazione sociale e la percezione individuale. Attraverso l’uso della parola come materia artistica, cerco di sfidare le convenzioni e di trovare nuove modalità di espressione, spingendomi oltre i limiti dell’arte tradizionale. La parola è uno strumento potentissimo e il mio obiettivo è quello di utilizzarla in modo innovativo per creare opere d’arte che invitino alla riflessione e all’esplorazione del mondo intorno a noi. Sperimentare con la parola come materia artistica mi consente di esplorare una vasta gamma di mezzi e tecniche che portano a risultati sorprendenti. Inoltre, l’uso della parola nell’arte che pratico mi offre l’opportunità di affrontare tematiche complesse come l’identità, la politica e la cultura, attraverso una narrazione sottile e complessa. Mi piace utilizzare la parola come strumento per indagare l’esperienza umana e creare opere d’arte che invitano alla riflessione e alla contemplazione, creando un dialogo.

 

Tra le varie traiettorie che compongono le tue mappature artistiche ne emerge una in particolare che vede protagonista il fruitore. Si entra, dunque, nel territorio della relazionalità in cui l’individuo contribuisce alla creazione. Quale sfumatura assume nel tuo caso questo concetto?

Tra i concetti fondamentali della mia pratica artistica, la “relazionalità” è un aspetto che tengo spesso presente. Per me, l’arte non è solo l’opera d’arte in sé, ma un’esperienza condivisa tra questa, l’artista e il fruitore. Credo che l’opera d’arte sia il punto di incontro tra i tre elementi elencati, dove lo spettatore diventa un partecipante attivo nel processo creativo. Nella mia arte relazionale, l’opera d’arte non esiste senza la partecipazione di quest’ultimo. Le mie macchine cinetiche sono progettate per interagire con l’ambiente circostante, e la loro attivazione può dipendere dalle azioni dei visitatori. In questo modo, il fruitore diventa un co-creatore dell’opera d’arte e contribuisce alla sua evoluzione. 

 

Exhibition view, performance “Tele sociali” a cura di Gabriele Lorenzoni, 2022. Museo Alto Garda MAG, Riva del Garda (TN), 25 novembre – 8 gennaio 2023. Photo courtesy of Museo Alto Garda MAG.

 

Exhibition view, “Angelo Demitri Morandini, Tele sociali”, Museo alto Garda MAG, novembre 2022. Photo credit of Jacopo Salvi, courtesy of Museo Alto Garda.

 

Molti tuoi lavori hanno come protagonista il disegno, forma di espressione primitiva, come risultato di un processo meccanico, ciò che definisci “disegno automatico”. Qual è la chiave per conciliare la regressione, in termini temporali, ad una forma di comunicazione primigenia con l’evoluzione verso una nuova dimensione esplorativa?

Ho sempre trovato il “disegno automatico” un approccio affascinante per esplorare la dimensione spontanea del disegno e della comunicazione visiva, e per aprire nuovi percorsi espressivi. Questo operare rappresenta una sfida creativa interessante perché non richiede il controllo totale dell’artista sulla forma finale, ma permette un processo di creazione più fluido e aperto alle sperimentazioni. Per me il “disegno automatico” rappresenta un’apertura verso nuove possibilità espressive, che possono integrarsi con altre forme di comunicazione e tecnologia. Inoltre, può avere un forte impatto emotivo ed estetico sullo spettatore, stimolandone la fantasia e l’immaginazione e aprendo la strada ad una nuova forma di relazione tra l’arte e il pubblico.

 

Restando in tema disegno non si può non fare cenno alle “tele sociali”, divenute oggetto del primo volume dedicato alla “Didattica d’artista” curato da Annalisa Casagranda e Ornella Dossi e pubblicato dal Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Come si è articolato il tutto?

Eccoci qui a parlare del primo volume di “Didattica d’artista” del Mart, il quale si focalizza sulla mia ricerca artistica attraverso le “Tele sociali”. Questo progetto è stato ospitato nel 2013 come un workshop presso il Mart a Rovereto, consiste nella creazione di una mappa delle relazioni tra le persone attraverso l’arte relazionale su superfici variabili come fogli di carta, tele o muri. Il libro documenta la mia ricerca di dieci anni e il processo di realizzazione delle “Tele sociali” al Mart, offrendo una panoramica dei caratteri formali della mia pratica artistica con il testo critico di Gabriele Lorenzoni.

 

Angelo Demitri Morandini Artist education 01, 2022, Rovereto, publication, Museum of modern and contemporary art of Trento and Rovereto MART, critical text by Gabriele Lorenzoni, curated by Annalisa Casagranda, Ornella Dossi and Carlo Tamanini.

 

Spesso parli di esplorazione delle possibilità e la mostra Dante Fluttuante realizzata nel 2021 alla Galleria Contempo in tal senso è stata emblematica. Tuttavia, se le possibilità proposte dagli algoritmi ai quali ti appoggi sono infinite, come capisci quando è giusto mettere un punto (o una virgola di respiro) al tuo lavoro? 

Avere a disposizione algoritmi che offrono soluzioni potenzialmente infinite è un tema universale che pone l’uomo non al centro dell’universo, come vorrebbe, bensì collocato come elemento parte di un tutto, un tutto infinito. Nella mia pratica artistica cerco di applicare lo stesso paradigma concettuale. Il mio corpo di lavori è fatto da tanti pezzi collegati tra loro attraverso linee di forza, pertanto non sento il bisogno di ricorrere necessariamente a segni di interpunzione. Ogni opera appartiene al processo creativo universale e la separazione non è altro che un’illusione necessaria per contingenze legate all’esistenza materiale, come ad esempio un’esposizione.

 

 

Ci sono dei progetti che hai in mente di realizzare in un futuro più o meno prossimo? Stai cercando o saresti curioso di percorrere territori inesplorati sino ad ora?

Indubbiamente sì. L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più presente nella creazione artistica e nell’esperienza dell’arte, e c’è tanto da esplorare, criticare e scoprire in questo campo.

 

In copertina: Angelo Demitri Morandini, Un rifugio per te, 500 tappi bic, bava, misure variabili, 2020. Photo credit and courtesy of Angelo Demitri Morandini.