Art

“Art+b=love(?)” !

di Anna Papale

 

Il progetto che desideriamo seguire e diffondere ha raggiunto l’ultima edizione della fiera d’arte internazionale ArtVerona, partendo dal Festival Art+b=love(?) della città di Ancona e percorrendo l’Italia in lungo e in largo, (prossime tappe: Torino, Ivrea, Bologna e tante altre). Ideato dall’organizzazione Sineglossa che, in collaborazione con la Fondazione Selina Azzoaglio, diretta da Federico Bomba – che ci ha raccontato questa avventura – e Cesare Biasini Selvaggi (nonché direttore editoriale Exibart), indaga da diversi anni la possibilità di contaminazione tra arte e settori diversi. La mission che Sineglossa si è coraggiosamente imposta a partire dal 2013 è capire il modo in cui rendere sostenibile il lavoro degli artisti in Italia. Federico Bomba, e Alessia Tripaldi, scrittrice e responsabile della Formazione e della Ricerca del progetto si sono chiesti le ragioni per cui l’arte sia stata riservata a una piccola nicchia nonostante sia in grado di influire sulla coscienza, le vite, la produttività e l’emotività di tutti gli esseri umani. In termini matematici, cari all’interdisciplinarietà del Festival, il quesito è stato il catalizzatore che ha spinto a trovare la variabile ‘b’ dell’equazione. L’organizzazione, in ambito Festival, si è inventata mediatrice tra artisti ed enti come la Pubblica Amministrazione, il mondo imprenditoriale, enti no-profit. I due termini sono direttamente proporzionali in quanto all’arricchimento dell’uno corrisponde quello dell’altro. Il Festival sostiene questa proporzionalità benefica senza snaturare il lavoro di entrambi. Il progetto raccoglie sempre nuove idee di legami e possibili ponti tra una costante, l’Art’, e tutte le possibili variabili ‘b’, continuamente diverse. Il risultato è tanto sorprendente quanto incognito poiché rientra senza dubbio nell’insieme ‘love’, seguito da un coefficiente di fallimento ‘(?)’, di cui non dobbiamo aver paura, l’errore è pensato per esserci e per spingere i termini chiamati in causa a migliorarsi.
La concretizzazione emersa nell’esperienza veronese, grazie al contributo Fondazione Cariverona, vede protagonisti l’artista italiano, vincitore dell’Italian Council 2019 e ricercatore presso l’Harvard University, Emilio Vavarella, il quale ha elaborato l’opera Amazon’s Cabinet of Curiosities (Algorithmic Enquiry n.1). La scelta ricade nella volontà di Sineglossa di non snaturare la ricerca degli artisti, di fatto Emilio Vavarella da diversi anni indaga sul rapporto tra uomo e macchina. Il tema nasce dalla presa di coscienza da parte di Sineglossa di un momento di passaggio – epocale – in cui al momento si trova il mondo del lavoro a seguito dell’introduzione dell’Intelligenza Artificiale. Tale complessa tecnologia non prevede esclusivamente delle competenze informatiche perché presenta un’ulteriore natura, quella di disciplina trasversale. Spiega Federico Bomba: “L’Intelligenza Artificiale necessita di figure come sociologi, antropologi, filosofi, artisti in grado di comprendere e filtrare i contenuti dati in pasto alla macchina. Non possiamo lasciare che siano solo gli informatici ad occuparsene, dobbiamo controllare questi dati e affidare il loro check ad altre figure, nel nostro caso abbiamo delegato il compito ad Emilio”. L’artista è partito da una domanda posta ad Alexa Voice Shopping, la voce automatica che lo accompagna negli acquisti online sulla piattaforma Amazon, in base ai quali ha elaborato appositi algoritmi per acquistare circa 60 oggetti e rispondere così alla domanda “Alexa, mi consigli un prodotto per realizzare un’opera d’arte?” fino ad esaurimento del budget. La stessa richiesta è stata in seguito posta durante un workshop presso ArtVerona a 14 imprenditori – la variabile ‘b’ del progetto. La scelta del campo imprenditoriale ci viene spiegata da Alessia Tripaldi: “L’Intelligenza Artificiale rappresenta oggi una sfida tanto per gli imprenditori quanto per gli artisti. Entrambi si interrogano sulla relazione uomo-macchina, su come l’IA stia cambiando e cambierà i propri processi di lavoro e di ricerca. Attraverso la partecipazione attiva a un processo artistico, gli imprenditori hanno affrontato il tema dell’IA da un punto di vista alternativo, dimostrando la propria capacità di essere visionari.” Gli imprenditori condividono con l’IA la capacità di problem-solving, la gestione delle incognite e il bisogno di confrontarsi quotidianamente con un mercato in continua evoluzione per cui sviluppare un’accentuata creatività nell’adattamento. Si sono liberati della razionalità che li connota e hanno individuato categorie di classificazioni “dirompenti, da ‘tutti gli oggetti che potrebbe utilizzare un supereroe’ a ‘tutti gli oggetti inutili’, fino al tentativo di ricostruire il criterio seguito dall’algoritmo di Alexa”. Sono stati invitati a cooperare con la macchina, di cui conosciamo gli effetti e non gli algoritmi impiegati. “Abbiamo scelto gli imprenditori perché a nostro avviso hanno delle soft skill diverse: sono persone coraggiose, che imparano dal fallimento, creative.” L’uomo è consapevole di aver perso la battaglia con le macchine nel campo delle hard skill, (capacità meccaniche e di computazione ad es.), di conseguenza tiene per sé le soft skill. Alla nostra domanda sugli sviluppi futuri, il direttore ci sorprende esclamando “Non li conosciamo!”. Il progetto di Emilio Vavarella è alla sua Enquiry n.1, dunque non è possibile prevedere gli effetti, sebbene sia possibile procedere con la cooperazione e lo sviluppo di progetti attraverso la variazione del termine ‘b’, approfondire soft skill diverse, proprie di altre categorie di individui.
Tirando le somme del progetto l’artista sintetizza così: “dal punto di vista umano i prodotti suggeriti da Alexa erano completamente imprevedibili. Al contempo, dal punto di vista di Amazon, il risultato rappresenta la conseguenza di precisi algoritmi. Nell’apparente tensione tra imprevedibilità e controllo sistematico e affidando il mio processo decisionale ad Alexa, Amazon Cabinet of Curiosities continua la mia ricerca sui meccanismi nascosti e invisibili del potere tecnologico, e la mia riflessione sull’autorialità artistica in un mondo saturato da processi autonomi e non umani.”
In un progresso tecnologico che ha quasi esautorato l’avanzamento delle hard skill, è necessario sfruttare soft skill come l’empatia, la capacità di lavorare in gruppo, la curiosità, la creatività, tutte appannaggio dell’essere umano. Il valore aggiunto del lavoro 4.0 sarà la modalità di contaminazione tra macchine e pubblici diversi, ognuno con il proprio background o ‘software’ al fine di perseguire insieme un nuovo paradigma, un Nuovo Rinascimento, come accadeva nelle botteghe rinascimentali, laboratori di conoscenze eterogenee. Imparando dalle AI, Sineglossa precisa che i risultati non sempre hanno segno positivo. Tuttavia, proprio come le macchine, non bisogna temere l’errore, non aver paura di compiere un’operazione sbagliata o imbarcarsi in una relazione a-funzionale. “L’arte serve quando continua a generare dubbi e non soluzioni”.
Concludiamo con le parole di Emilio riguardo il complicato ma tanto affascinante rapporto tra arte e innovazione: “Il logos è alla base della scienza e della tecnologia. Ma non tutto si può affrontare tramite il logos. La dimensione della tragedia vive tutto ciò che non può essere ricomposto tramite il logos: è oltre il linguaggio; ha a che fare con l’emozione, il mistero, l’estetica, la sensibilità, l’inconoscibilità. La tragedia è irriducibile e in quanto tale è la nostra porta d’accesso ai fenomeni complessi. L’arte è l’unico modo che gli esseri umani hanno per aver a che fare con la tragedia”.

In copertina: Emilio Vavarella, Amazon’s Cabinet of Curiosites, 2019, (dettaglio).

Photo Credits: Skymind Images