Il corpo latente
Riflessioni sul lavoro di Angelo Vignali
Presso l’artist run-space Amanda di Genova, Angelo Vignali (1987) completa la sua ricerca verso nuovi linguaggi. La cover di maggio di Balloon Project è una scultura inedita dell’artista, dalla ricerca nominata “Rituale”, raffigurante delle camicie imbevute in cera d’api: materiale che rimanda alla protezione della memoria – usata dalle api mellifere per costruire le celle esagonali del favo, dove vengono cresciute successivamente le larve – ma anche un modo per solidificarla, fermarla nel tempo: un chiaro riferimento alla filosofia dell’immagine.
Al fiorire del Rinascimento italiano, Leon Battista Alberti nel suo trattato “De Statua” (1464) affermò tra i suoi carteggi che la scultura si divide “per via di levare” e per “via di porre”, facendo successivamente affermare a Michelangelo Buonarroti che tra le arti note “la scultura è quella che si fa per forza di levare”, riferendosi anche – e soprattutto – al platonico concetto dell’idea preesistente all’interno del ferreo materiale lapideo. Per “via di porre” è la scultura che nasce da una forma che viene riempita con materiale quale cera, argilla o pasta: sono i calchi che modellano un’immagine formale già esistente, potendola ricollegare anche alla pratica di pittura stessa, dove pian piano si pone l’immagine sulla tela con l’ausilio dei colori.
Da questa osservazione, mettendo da parte il suo ingiustissimo appellativo di “arte minore”, anche la fotografia può essere accolta nella fascia “per via di porre”, osservando che nella camera oscura – ma anche, se vogliamo, nel digitale e il suo display luminoso – dalla carta sensibile ai cristalli di alogenuri d’argento si pone l’immagine, finalmente, sviluppata: è il trionfo della forma. Se ci pensiamo, è un gioco di assenza e presenza in ambedue i medium: i calchi sono vuoti poiché devono essere colmati dal materiale; mentre la carta fotosensibile, spoglia, viene imbevuta in chimici per svelarci l’immagine.
È proprio su questo gioco di assenza-presenza che Angelo Vignali costruisce le sue immagini: l’artista trova una scatola contente una moltitudine di fotografie ritagliate delle dita del padre, dopo la sua scomparsa. Questa scoperta ha portato Angelo a voler meditare su questi curiosi reperti visivi, andando ad agire sulle sue stesse dita facendone dei calchi e successivamente sculture in cera. Le mani acquistano adesso l’identità di quelle del padre: le dita sono similari, uguali, l’appartenenza è adesso evidente. Questa sentita analogia rafforza non solo il valore biologico ed affettivo del rapporto familiare, ma anche la qualità espressiva del significante artistico: come una doppia nascita (e identità) la latenza del corpo si fa spazio attraverso il modellamento del calco ma anche col battesimo dei chimici della fotografia analogica. Le fotografie del progetto “How To Raise a Hand” (ed. Witty Books, 2022) sono sovente rappresentate in un’ambientazione che ricorda un banco da lavoro artigianale, su cui vengono adagiati i calchi di cera delle dita, la cui presenza non appare sinistra, si mostrano piuttosto come elementi di un certo conforto, affetto: le dita delle mani ricordano il nostro senso più usato per riconoscere il tangibile: il tatto. Non solo, le dita in particolare modo sono indicatori, indicano una strada o insegnano a mostrare, a percepire il mondo nella sua materia ed essenza. Le dita del padre, in questo caso, fungono da ponte empirico tra il mondo sensibile e mondo intelligibile: sono simulacri della reminiscenza.
Per la mostra “Il Corpo Latente” (Amanda artist-run space, Genova, visitabile fino al 15 maggio) sviluppa ulteriormente il lavoro “How To Raise a Hand” con un ulteriore progetto inedito, “Rituale”: l’ausilio di sculture con indumenti imbevuti in cera d’api e una ricerca di video-arte vanno a completare ulteriormente il corpus artistico del lavoro. Il video “Rituale numero uno”, girato con cinepresa in Super 8 ha un approccio continuativo, dove il lancio dell’indumento risulta un tentativo di dare forma all’impossibile, accendendo la fiamma di una delicata speranza: una danza taumaturgica di un certo aldilà, dove la voce di registrazione del padre, tentando il funzionamento della sua voce – estratta dai nastri del suo magnetofono – riconduce allo stesso tentativo di lancio registrato dall’artista nel video. Gli esili tentativi di dare forma all’indumento sono rafforzati con i particolari glitch dell’audio, accompagnando lo spettatore in una comunicazione audio-visiva di particolare significato e potenza, se pur abbracciando ampiamente il tema dell’assenza e dell’incertezza.
Dunque, il corpo mostratoci da Vignali in queste sue suggestioni artistiche tenta assiduamente di mostrarsi nonostante la sua latenza, tessendo svariati incontri tra fotografia, video e scultura: l’immagine latente diventa dunque il corpo, la cui commossa ed amata memoria si pone imprescindibilmente nella mancanza interiore dei calchi, adesso colmati di cera, adesso finalmente plasmati.
Clicca qui per guardare il video “Rituale numero uno”.
Bio
Angelo Vignali (1987) vive e lavora a Milano. La sua ricerca si concentra sulle relazioni tra memoria, tempo e identità, esplorate attraverso media eterogenei come fotografia, installazione, materiali d’archivio e performance. Attraverso la rilettura e la decontestualizzazione di narrazioni personali, Vignali costruisce nuove forme di rappresentazione e riflessione collettiva. Nel 2018 consegue un Master in Fotografia presso l’Università Iuav di Venezia. Il suo progetto Flattened in Time and Space è selezionato nel 2019 per il MACK First Book Award e il Fiebre Dummy Award, ed esposto al MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna. Nello stesso anno è finalista all’ottava edizione del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee. Il libro viene pubblicato da Witty Books nel 2020.Nel 2021, il progetto How to Raise a Hand viene selezionato per l’Images Vevey Book Award e riceve una menzione speciale all’Andy Rocchelli Grant, anticipandone la pubblicazione da parte di Witty Books nel 2022. Nello stesso anno tiene una mostra personale presso Mucho Mas, ed è invitato al Belfast Photo Festival e ai PhMuseum Days. Nel 2023 vince l’Open Call di Images Gibellina e realizza il progetto site-specific Dance, Dance, commissionato da Mutty. Nel 2024 partecipa al SI Fest – Savignano Immagini Festival, mentre nel 2025 presenta la personale Il Corpo Latente presso Amanda Space.