Art

Intervista a Lorenzo Puglisi

 

Lorenzo Puglisi nasce a Biella nel 1971, attratto dal disegno fin da piccolo si avvicina alla pittura in età matura, dopo gli anni di formazione in giro per l’Europa, tra Copenaghen, Amsterdam e Londra, riceve i primi riconoscimenti in Italia e all’estero. La sua ricerca si caratterizza per l’utilizzo diffuso del nero dal quale si sprigiona la luce, capace di definire i volumi, i volti, e parti del corpo caratterizzati dal gesto espressivo delle pennellate. La sua ultima personale “Shades from the Shadow SHADES FROM THE SHADOW” alla The Crypt Gallery nella King’s Cross Saint Pancras Church, Londra.

 

Chi è Lorenzo Puglisi? Parlaci di te, come artista e come uomo. 

Ecco…

 

Qual è il tuo rapporto con il ritratto?

La tradizione del ritratto, intesa come quelle innumerevoli immagini di dipinti che ho visto nella mia vita e che talvolta ho guardato con un po’ di attenzione, è qualcosa che si è depositata in me, tutte quelle persone fermate per un tempo più lungo della loro stessa esistenza…Pittoricamente rappresenta una sfida importante, un tentativo di rendere intenso ed essenziale questa energia vitale, altrimenti nei tempi odierni catturata all’infinito con la fotografia. Ho provato a guardare con semplicità e, nel corso degli anni, è nata questa raffigurazione nell’oscurità, con le mani ed i volti. Posso dire che una decina di anni fa quando li ho esposti, non hanno riscosso successo di critica o di mercato, poi nel tempo, lentamente, questa visione ha iniziato ad interessare, e ora uno di questi lavori è acquisito nella galleria degli autoritratti degli Uffizi a Firenze.

 

Cosa pensi del dialogo odierno tra arte e religione?

Per questo ‘dialogo’ bisognerebbe perlomeno sapere che cosa sia l’arte e che cosa sia la religione… Io brancolo nel buio.

 

La tua pittura si ispira a Leonardo, Caravaggio, Goya, Rembrandt, cos’è che ti accomuna con i grandi del passato?

Il bianco degli occhi direi… sono solo colpito e impressionato da certa pittura, ricca di vitalità ed energia…

 

Nella tua ultima personale alla Sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie, hai reso omaggio a Leonardo in occasione del suo cinquecentenario dalla morte, con l’opera “Il Grande Sacrificio”, qual è il tuo legame con l’artista? E da cosa nasce l’idea di prendere in esame i grandi capolavori del passato?

Leonardo da Vinci è stato un vero sapiente, dai suoi dipinti mi sembra di intuire il simbolismo di un conoscere, di una visione cosciente della realtà e quindi della vita, messaggi esoterici che indicano una direzione a chi li può ricevere, non è certo il mio caso…In realtà nel tempo, parecchi anni prima della realizzazione pratica sulla tela, che mi era allora impossibile per ragioni finanziarie, ho sentito come naturale la possibilità di un passaggio dal ritratto alla pittura di ‘scena’, e così ho preso a prestito alcune ‘scene’ di dipinti che mi avevano particolarmente toccato, non so se sia stata una buona idea…

 

Recentemente è stato chiamato alla Fondazione Boschi Di Stefano, per realizzare un’opera che si ispirasse a quella momentaneamente assente, ce ne parli?

Una grande occasione questa offertami dalla direttrice del Museo Casa Boschi di Stefano a Milano, si tratta di un lavoro chiave nel percorso di Mario Sironi, pittore italiano dal segno straordinario…la “Venere dei porti” è andata in mostra a New York, e ho così potuto tentare di sentirla con il mio sguardo pittorico, spero di non aver sprecato questa chance.

 

In copertina: Narcisuss, 2018, olio su tavola, 130x100cm.