Art

INTERVISTA AD ALESSIO GUANO

di Vittoria La Russa

 

Alessio Guano nasce a La Spezia nel 1984. La sua ricerca spazia tra pittura, fotografia, disegno e installazione e vanta collaborazioni con artisti provenienti da tutte le parti del mondo. Guano ha ideato lo spazio di ricerca Atelier97 arte contemporanea ed è un appassionato di libri d’artista, tanto che dal 2015 è il curatore dell’Archivio Liber.

 

 

Se dovessi scegliere tre aggettivi per descrivere l’artista Alessio Guano, quali useresti?

Curioso – fin troppo; metodico – abbastanza, ma non troppo; riflessivo – anche se non si direbbe!

Parlaci di atelier97: come nasce e quali obiettivi vuole perseguire?

atelier97 arte contemporanea nasce alla fine del 2012 dalla necessità di creare uno spazio per realizzare progetti in associazione con gallerie d’arte e musei, gestire le attività di collaborazione con artisti internazionali ed archiviare le opere raccolte nelle open call.

atelier97 arte contemporanea è, di per sé, un atelier d’artista ed un archivio, ma amo definirlo più come una fucina di idee, uno spazio di incontri – per lo più virtuali – che raccoglie proposte da ogni parte del mondo. Sin dal primo anno di nascita si è affacciato al mondo dell’arte internazionale e ha visto crescere esponenzialmente il numero dei partecipanti coinvolti in eventi di tutto rispetto. Ad oggi sono più di 300 gli artisti – di tutte le parti del mondo dalle Americhe al Giappone – che hanno aderito. Ogni progetto nasce dal desiderio di avvicinare culture differenti, di far arte senza confini, uscendo dal sistema classico artista – gallerista – mercato.

atelier97 arte contemporanea cerca di proporre sempre “novità”. Lavorare con passione e dedizione ad idee impegnative, provare che è possibile realizzare eventi anche a costi limitatissimi: sono sicuramente questi gli obiettivi che voglio perseguire. Sviluppare un’idea e creare un evento a carattere internazionale è per me un piacere ed una sfida, che accolgo appena mi è possibile. 

Come nasce la tua passione per i Libri d’Artista?

Il libro è, di per sé, un oggetto affascinante e misterioso, che permette di viaggiare con la mente verso mondi inesplorati. Sin dai primi anni dell’Università ho seguito il mio naturale istinto ad accumulare libri su libri. Lo faccio tutt’ora e non solo con i libri! Ho comprato spesso nei mercatini libri usati dalle copertine fantasiose o libri antichi – nessuna prima edizione, sia chiaro! – soprattutto per il piacere di possederli, di sentire tra le mani la carta vissuta e aprirli di tanto in tanto, quando mi va. Alcuni mi hanno accompagnato in treno, nei miei viaggi da pendolare, altri non hanno avuto la solita fortuna e sono stati abbandonati sulla scrivania ancor prima di esser finiti. Uno di questi testi usati, in particolare, mi ha fatto appassionare al genere: Arte come mestiere di Bruno Munari, un genio del novecento.

È grazie a Munari che ho scoperto questo mondo.  I Libri d’Artista sono, a mio avviso, “opere totali”. Non tanto perché l’artista è al tempo stesso illustratore e scrittore, quanto per il fatto che sta a lui decidere quale sarà la giusta combinazione tra passione, pathos, razionalità e colore. Sono convinto che la cultura del libro d’artista sia una parte fondamentale di un percorso di ricerca di un artista.

Grazie alle numerose iniziative di collezionisti, biblioteche e istituzioni sono riuscito, negli anni, a visitare mostre e raccogliere informazione sul genere.

Nel 2013 ho conosciuto Giorgio Maffei, uno tra i più famosi e importanti collezionisti e sostenitori del Libro d’Artista. Nello stesso anno ho ideato Liber – Archivio del Libro d’artista, che conta oggi circa 200 opere, quasi tutti pezzi unici.  Attivando alcuni progetti a tema, sviluppati di lì a poco, ho realizzato mostre coinvolgendo alcune biblioteche e soprattutto la Ludoteca Civica della mia città natale. Dal 2013 ad oggi si sono susseguiti workshop e laboratori per bambini. Insomma, pensandoci bene, è sempre un gran impegno!

Alcuni dei tuoi lavori sono un omaggio ai maestri del passato. Quali artisti hanno segnato maggiormente la tua ricerca?

In una recente intervista per la galleria The Whisper Gallery di Londra, con la quale collaborerò da questo mese di gennaio, a una domanda simile ho risposto che la figura che ha segnato maggiormente la mia ricerca artistica è Marcel Duchamp. Non tanto per le opere che ha realizzato, quanto per la sua idea di arte e per la sua continua necessità di cambiamento. La poetica della casualità e il ready-made di Duchamp sono fondamenti dell’arte d’avanguardia e hanno dato il via all’arte che noi chiamiamo “contemporanea”. Al di là della situazione storica in cui il movimento ha origine, il dadaismo, per me, è sicuramente fonte di continua ispirazione.  Certo, non è il solo che ha contribuito e contribuisce tutt’ora alla mia ricerca. Sono una persona molto curiosa e quotidianamente, grazie ai social media e a internet, cerco di scoprire nuovi talenti e nuovi stimoli visivi.

Come definiresti i tuoi lavori?

Ogni opera è un mondo a sé, un’avventura che va scoperta a piccoli passi. È il prodotto di una devota ricerca sulla pittura, sul colore e sul materiale. È sintesi di un percorso continuo fatto di arrivi e partenze, di vittorie e perdite. Consiglio sempre a chi ha la possibilità di osservare dal vivo le opere, di avvicinarsi il più possibile, per cogliere ogni piccolo segno, ogni piccola crepa sulla vernice. È da lì che solitamente parte il viaggio.

Come valuti l’ambiente artistico contemporaneo in Italia e in cosa si differenzia da quello estero?

L’Italia è ricca di spazi espositivi dedicati all’arte contemporanea e offre agli artisti molteplici opportunità per far conoscere le proprie opere, anche se spesso non risulta così facile. Il nostro paese, di sicuro, gioca un ruolo importante nel panorama mondiale, ma non sempre è al passo con i tempi e non ama il rischio! Avendo la fortuna di collaborare quotidianamente con artisti provenienti da tutte le parti del mondo, posso dire che l’artista italiano è spesso più chiuso e riservato, rispetto ai suoi colleghi. Non solo l’artista, i collezionisti e gli appassionati d’arte, ruotano attorno a spazi espositivi familiari, raccogliendo opere di storicizzati più che di artisti emergenti, spesso senza guardare oltre il mercato. A differenza loro, i collezionisti tedeschi e americani, sono più propensi, a mio avviso, a scommettere su un nome nuovo e su una ricerca innovativa.

Per favorire la ricerca, l’acquisto e la fruizione dell’arte contemporanea da parte di un pubblico giovane, c’è bisogno di coinvolgere i ragazzi ed avvicinarli il prima possibile al mondo dell’arte. Un’iniziativa interessante, tra tutte quelle recentemente proposte sul mercato, è l’ “Arte accessibile“, la nuova tendenza che mette in mostra opere di giovani emergenti a prezzi “accessibili”. Spero che gli artisti più giovani di me possano trovare luoghi liberi destinati al dialogo, alla sperimentazione e all’innovazione.

A quale progetto stai lavorando per il nuovo anno?

La mia ricerca artistica è in continua evoluzione e, senza dubbio, le idee e i progetti per il 2019 sono molti. Non sempre sono idee che vedranno la luce, perciò, prima di parlarne voglio rifletterci ancora un po’. Posso già anticipare qualcosa di concreto. Sto portando avanti collaborazioni con spazi espositivi all’estero, in particolare in Germania, Inghilterra e America. Ho attivato, in questi giorni, una nuova collaborazione con la galleria The Whisper Gallery di Londra. Il 2019 porterà sicuramente nuove proposte ed opere per la collezione dello spazio atelier97 arte contemporanea, in ambito dei progetti di scambio one-to-one DIALOGS e BEYOND THE FAR LAND, nati nel 2017. L’anno scorso hanno aderito artisti americani e giapponesi, quest anno spero di coinvolgere altri paesi extraeuropei.

Obiettivi per il nuovo anno? Viaggiare, conoscere nuovi artisti e spazi espositivi, collaborare con riviste di settore. Chiedo troppo? Spesso l’entusiasmo fa brutti scherzi! Vorrei partecipare a una residenza d’artista – in Italia o all’estero – e realizzare alcune installazioni site-specific. Sto già individuando alcuni spazi pubblici abbandonati per creare, durante la primavera o l’inizio dell’estate, opere di grandi dimensioni all’aperto. L’idea di trasformare, temporaneamente, spazi abbandonati o degradati in spazi espositivi mi stuzzica parecchio! Un workshop o una mostra in luoghi inattesi è sempre un’occasione di confronto, d’incontro con il pubblico, con appassionati e curiosi, più che in una galleria d’arte. L’anno scorso la formula ha funzionato – Unexpected Landscapes ha coinvolto molti artisti e un pubblico vasto. Siete tutti invitati a partecipare!