Art

Eelco Brand: On Display

 

Il digitale è entrato ormai prepotente nella nostra era e noi guardiamo la realtà filtrata attraverso gli schermi: on display. Ed è proprio sul display che si palesa la creazione artistica e la manipolazione tecnologica dell’artista olandese Eelco Brand che espone per la prima volta a Catania alla galleria Massimo Ligreggi. La mostra è stata inaugurata il 12 aprile e sarà visitabile fino al 10 giugno.

Eelco nasce inizialmente come pittore, ma ben presto lascia da parte i pennelli per fare del computer il suo strumento principale. Le sue opere si possono definire movements photos, ossia fotografie in movimento, anche se si tratta di proiezioni di una realtà mentale e non materiale. Il gallerista Massimo Ligreggi ci racconta quando è avvenuto l’incontro con l’artista e la sua arte: «Ho conosciuto Eelco Brand ad una fiera e questi lavori mi hanno esaltato. Sono entrato in contatto con lui attraverso un’importante galleria quale Studio la città di Verona per la quale ha esposto con la mostra Animatio. Le opere di Eeclo non sono delle fotografie come di primo acchito si può pensare, non c’è nulla di vero, è una dimensione completamente inventata da lui. Eelco dipinge dapprima molte volte nella carta e successivamente, attraverso un particolare tipo di software, le trasforma attraverso il computer. Può essere considerato un artista unico nel suo genere in quanto supera i più noti medium artistici quali foto e video per approdare ad un’arte digitale. La sua intenzione è proprio quella di oltrepassare la tradizione per raggiungere esiti nuovi e assolutamente contemporanei.»

L’arte di Brand è fortemente provocatoria in quanto riesce perfettamente ad ingannare l’occhio dello spettatore che sembra catapultato in un mondo, che è simile al nostro, ma se ne discosta visibilmente. Il soggetto privilegiato è la natura, una natura completamente artificiale, di cui l’artista cerca di esplorare i processi di rigenerazione in un’azione di ri-creazione e movimento perpetuo. Le forme che noi osserviamo attraverso lo schermo sembrano provenire da un universo parallelo e incontaminato che scaturiscono dalla visione immaginaria dell’artista. In uno scenario fantastico fatto di vegetazioni, piante e fiori, come, per esempio, una sorta di mandorlo che fiorisce e sfiorisce allo stesso tempo, possiamo anche vedere forme animate che fluttuano in mezzo allo spazio o che emergono dal terreno accompagnate anche da suoni e rumori. Un movimento che, talaltro, si blocca in immagini statiche che riproducono una visione naturale il cui confine si perde in una distesa di alberi infinita e sognante. Ma la sperimentazione dell’artista olandese giunge fino alla scultura. Al centro dell’esposizione campeggia una forma realizzata in resina che rimanda ad archetipi in uno stadio primordiale.

Eelco Brand ci spiega come nasce il suo progetto e quale poetica si cela dietro: «Attraverso il programma di 3d modeling riesco a realizzare delle immagini tridimensionali come se fossero sculture in quelle che definisco tele digitali. Facendo uso del software, in un primo momento inizio con una sorta di negativo che mi permette di agire sulla pittura 3d. Ricreo un set cinematografico con luci e camere e nella progettazione l’immagine è come se fosse una scultura perché sono in grado di ruotarla e di girarci attorno. La maggiore differenza che esiste rispetto alla pittura è la dinamicità, il movimento. Non traggo ispirazione né da film, né da foto, tutto ha origine dalla mia fantasia e parto dal foglio bianco per generare questi scenari naturali. Si tratta di un mondo fantastico, strano, molto definito e rifinito. Le animazioni non sono delle storie, dei film ma dei still paintings, delle pitture animate fine a se stesse in un processo di autoreferenzialità. Infine la scultura non è altro che la materializzazione delle figure realizzate con il software. Non esiste un’interpretazione standard dei miei lavori, lascio libero lo spettatore di vedere e interpretare a seconda dei diversi stimoli percettivi».

Una natura artefatta che ci fa sognare, una sperimentazione che ci lascia degli interrogativi su quanto la tecnologia e il digitale stiano rivoluzionando il nostro mondo e quello dell’arte.

 

Photo credit: Luca Guarneri