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BOCS ORIGINI — residenza di Lisa Wade (USA)
a cura di Donatella Giordano

BOCS origini è il secondo appuntamento del progetto ideato da Bocs, un spazio per l’arte contemporanea nato nel 2008 nello storico quartiere portuale di Catania che in quattro anni ha invitato diversi artisti e portato avanti numerosi progetti tra i quali: i site specific ospitati nella sede di Via Grimaldi a San Cristoforo (Catania), la residenza BOCS Origini ad Agira (Enna), il micro festival “Riunione di famiglia” che consisteva in un raduno di alcune realtà no-profit italiane, oltre alla partecipazione ad Artissima Lido 2011 a Torino.

BOCS si propone di ampliare il raggio d’azione locale verso l’estero puntando ad un proficuo scambio culturale, contribuendo in questo modo alla crescita artistica e culturale del territorio siciliano.

Il progetto BOCS origini – che quest’anno si terrà a Canicattì, paese dell’entroterra agrigentino – è una nuova proposta di incontro tra artisti e pubblico che, attraverso la formula delle residenze artistiche internazionali, mira ad attivare una riflessione e un dibattito sui linguaggi e le pratiche dell’arte contemporanea, scegliendo di operare in luoghi del territorio siciliano distanti dai centri più attivi e riconosciuti in questo senso.

Lisa Wade – artista nata a Washington, D.C., U.S.A. – porterà la sua ricerca artistica in uno dei luoghi della Sicilia nei quali è ancora molto forte il valore delle tradizioni. L’artista, interagendo con la popolazione locale, svilupperà un progetto espositivo che sarà inaugurato presso Spazio Arte, a Canicattì (Ag). Il progetto è a cura di Donatella Giordano.

Lisa Wade – Shelter
a cura di Donatella Giordano
BOCS Origini

L’utopia del Ventunesimo secolo è il sogno di uno spazio fluido e attraversabile dove i confini immaginari si travalicano. Gli spostamenti turbolenti che caratterizzano i movimenti migratori contemporanei non si misurano più con le migrazioni avvenute nel secondo dopoguerra, dove aree di partenza e di destinazione erano stabili, ma  si assiste ad un rimescolamento continuo della carta geografica del pianeta.
In questa prospettiva lo scambio fornisce lo spunto per l’emancipazione dell’individuo e dell’umanità. E se da una parte i social network dimostrano che gli utenti internet tendono ad avere reti sociali più ampie dei non utenti e contribuiscono a creare interazione tra persone con interessi comuni, al di là dei confini geografici, dall’altra ci si interroga da anni se il cyberspazio crea effettivamente una maggiore connessione e interconnettività sociale. È nel 1998 che il New York Times pubblica le indagini compiute da ricercatori americani che analizzano gli effetti di internet sulle relazioni sociali. I risultati definiscono il cyberspazio come “un mondo triste e pieno di solitudine”.  Nel 2000 poi un altro articolo del Times presenta la ricerca condotta da due studiosi della Standford University, questa definisce un profilo molto negativo degli effetti sociali di internet, che porta l’utente all’isolamento nelle proprie case e alla perdita di contatto con il proprio ambiente sociale, soprattutto per gli utenti più assidui che oltrepassano una certa soglia di attività online.
Su questo scenario si sviluppa “Shelter”, l’opera che Lisa Wade realizza durante la sua residenza a Canicattì, paese dell’entroterra agrigentino, che tiene conto da un lato dell’omogeneizzazione globale, dall’altro dell’eterogeneità locale del territorio siciliano, già abitato dall’epoca preistorica, conquistato e colonizzato, culla di straordinarie civiltà, area di insediamento dei migranti, terra di forte emigrazione.
Un’indagine sul territorio che apre le finestre su paesaggi destabilizzanti dove il giorno e la notte segnano il tempo e ne determinano la scansione.
Shelter è un bunker moderno, il rifugio dell’uomo comune, il  paradosso di uno sconfinamento racchiuso tra quattro mura dove l’utente può sentirsi al sicuro ad ogni evenienza: in tempi di guerra, per sfuggire da disagi climatici, o all’instabilità economica. L’opera è costituita da cinque video ottenuti da 85 ore di fotografie time-lapse che catturano cinque inquadrature fisse, dal tramonto all’alba di ogni giorno, condensate in 3 minuti ciascuna. Un’operazione di warholiana memoria che rimanda all’immobilismo di “Empire”, un film del 1964 dove l’inquadratura fissa di otto ore consecutive mostra l’Empire State Building.
Analogamente a quanto succede all’utente di internet, che si connette con  il mondo tramite i suoi numerosi dispositivi, così il fruitore all’interno di Shelter può osservare, attraverso false finestre costituite da tre schermi piatti, lo scorrere del tempo registrato in cinque realtà fisiche alle quali non appartiene.
Una rappresentazione della connettività globale dove l’uomo appare inghiottito da ciò che ha prodotto poiché se le nuove tecnologie lo rendono figura attiva nel mondo dell’informazione, allo stesso tempo lo isolano nell’universo privato delle sue scelte.

Donatella Giordano

 

 

BIO
Lisa Wade nasce a Washington, D.C. nel 1972, vive e lavora tra Roma e Berlino. Si é laureata in Studio Art (BFA) al Wheaton College in Lllinois nel 1994. Dal 1999-2001 ha conseguito il Masters of Fine Art in Painting all’American University tra Roma, Perugia e Washington D.C
E’ un artista profondamente legata a tematiche socio-politiche, che esprime costantemente un forte messaggio di giustizia sociale. Il suo lavoro è derivato dal eventi attuali che evocano sia l’azione che l’empatia e difendendo la condizione umana connessa all’identità nazionale. Le sue bandiere di Nationbuilding, ibridi di nazioni che non esisteranno mai, parlano di conflitti, di confini e di sofferenza. Il suo progetto, G8, si configura come una critica sulla omogeneizzazione globale, rendendo le bandiere dei paesi del G8 uniformi e monocromatiche. Crea opere simboliche, filtrate da eventi mondiali utilizzando materiali non convenzionali che di per se portano significati ed allegorie decise, che contribuiscono con la loro parte simbolica al discorso iniziato dall’artista. Dal 2007 espone i suoi dipinti, installazioni, e video in America, Europa e Russia. Nel 2010 ha vinto il Celeste Prize International con la sua installazione, Inverted Shelter.
Tra gli eventi più importanti degli ultimi anni ci sono: Sing Sweet Songs of Conviction, Schau Fenster, Berlin/Label 201, Rome (+NY, Mexico City, Belfast, and London), quadratonomade, Palazzo degli Esposizioni, Roma, a cura di centoxcentoperiferia, 54′ Biennale di Venezia, Padiglione Italia- Regione Umbria, Palazzo Collicola, Spoleti a cura di Gianluca Marziani e Vittorio Sgarbi, Fitax1500, Grimmuseum, Berlino, Germania, curato da Tupajumi Fondaution. Giochi di ruolo, Macro/Museo Pietro Canonica, Roma, curato da C16. Mostra dei finalisti: Celeste Prize International 2010, Invisible Dog, Brooklyn, NY a cura di Julia Dragonovic, Do Not Cross the Line, Stazione Porta Nuova, Turin, curato da Luca Vona, One night stand: Anonymous, Envoy Gallery, NY, NY, a cura di Christy Singleton ed Erika Keck, e 46XX: American Artists in Moscow, Salamatina Gallery, NY/Na Solyanke Gallery, Mosca. Tra le ultime mostre personali ci sono: Tar and Honey, Studio Fontaine, Viterbo a cura di Federico Sardella. Empire, Z20/Sara Zanin, Roma a cura di Antonio Del Guercio. Hanno scritto dei suoi progetti ArtReview e Frieze.

 

PERIODO RESIDENZA
luglio 2012

OPENING
sabato 28 e domenica 29 luglio 2012, 17:00-21:00

LOCATION
“Spazio Arte”, Largo Aosta – 92024 Canicattì (Ag)

INGRESSO
Libero

INFO
+39 349 8654954 • info@bebocs.it • www.bebocs.it

COORDINAZIONE TECNICA
Claudio Cocuzza e Carmelo Alaimo

PATROCINIO
Città di Canicattì

SUPPORTER
SicilCima Srl, Natì Calzature (Etro Spa), Farm Cultural Park

MEDIA PARTNER
City Map, Collater.al, lapis, Radio Lab, Balloon project

 

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